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La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

giovedì 19 settembre 2013

Aforisma

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« Aforisma: una verità detta in poche parole - epperò detta in modo da stupire più di una menzogna. »
(Giovanni Papini, Dizionario dell'Omo Selvatico)
Un aforisma o aforismo (dal greco ἁφορισμός, definizione) è una breve frase che condensa - similmente alle antiche locuzioni latine - un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale.

Termini

L'aforisma assume, secondo i tempi e gli autori, differenti nomi. "Aforisma" viene chiamato da Leonardo Fioravanti, da Tommaso Campanella e da Emanuele Tesauro; "ricordo" per Francesco Guicciardini; "avvedimento" per Giovanni Francesco Lottini; "proposizione" per Cesare Speciano, "massima" e "sentenza "per Giammaria Mazzuchelli, "pensiero" per Alessandro Tassoni, Francesco Algarotti, Niccolò Tommaseo, Blaise Pascal e Aristide Gabelli; "degnità" e "assioma" per Giambattista Vico.
Nel Novecento aumentano, con carattere metaforico, i nomi dati al termine aforisma. Così troviamo in Giovanni Boine "frantumi" e "fosforescenze", in Federigo Tozzi "barche capovolte", in Umberto Saba "scorciatoie", in Camillo Sbarbaro "fuochi fatui" e "asterischi", in Ennio Flaiano "errori", in Giovanni Papini "schegge", in Alessandro Morandotti "minime".
Aforismi per antonomasia furono fino al Cinquecento quelli usati in campo medico, prima di Ippocrate e poi della Scuola medica salernitana mentre verrà estesa all'astronomia da Girolamo Cardano e alla politica da Tommaso Campanella.

Temi

I temi trattati negli aforismi di tutti i secoli riguardano soprattutto i vizi e le virtù che cambiano, rimangono o scompaiono completamente secondo il periodo.
Ad esempio il vizio della gola che fino al Cinquecento era assai trattato, in seguito scompare, così come la virtù della prudenza che fino al Seicento veniva messa in evidenza, sarà in seguito raramente trattata.
Il tema della misoginia rimane invece, da Paolo da Certaldo a oggi, quasi intatto.
Nella seconda metà del Novecento con il diffondersi dell'editoria di massa è venuta a moltiplicarsi la pubblicazione di libri appositamente dedicati a raccolte di aforismi di autori diversi, spesso suddivise su base tematica e che presentano modelli diversi, dall'affermazione al dialogo, dal racconto alla citazione e al saggio. Essi, a confronto dei libri di aforismi dei secoli precedenti, trattano temi differenti che alla base hanno comunque sempre l'uomo.

Stile

Per quanto riguarda lo stile con il quale va scritto l'aforisma, in tutti i secoli si raccomanda come qualità la brevità.
Già Bartolomeo da San Concordio, nel 1305 affermava nel suo libro "Ammaestramenti degli antichi", che "'l dire breve è migliore che 'lungo" e Francesco Guicciardini, nel 1576, scriverà nella sua opera pubblicata dapprima con il titolo "Più consigli e avvertimenti in materia di re pubblica e di privata" e in seguito con il titolo "Ricordi politici e civili", "Poco e buono" e che era meglio "uno fiore che accumulare tanta materia".
Gesualdo Bufalino ha scritto un aforisma ironico sulla lunghezza ottimale dell'aforisma: «Un aforisma benfatto sta tutto in otto parole».

Contenuto

Quanto al contenuto, Karl Kraus affermava che «L'aforisma non coincide mai con la verità; o è una mezza verità o una verità e mezza» e «Un aforisma non ha bisogno di esser vero, ma deve scavalcare la verità. Con un passo solo deve saltarla» (Detti e Contraddetti, Adelphi Editore).

Aforismi "cancrizzabili"

« L'aforisma cancrizzabile è una malattia della tendenza al wit, in altre parole una massima che, pur di apparire spiritosa, non si preoccupa del fatto che il suo opposto sia egualmente vero. »
(Umberto Eco)
Umberto Eco, in un articolo pubblicato sul sito internet Golem L'indispensabile nel 2001, intitolato "Paradossi, aforismi, stereotipi", ha proposto la nozione di aforisma cancrizzabile (da cancer, nome latino del granchio, a indicare la sua reversibilità) per indicare un aforisma che può presentarsi sensato e condivisibile sia nella sua forma usuale sia in una forma rovesciata (ad esempio con soggetto e complemento invertiti).
Tentare di cancrizzare un aforisma significa quindi mettere alla prova la sua validità in quanto portatore di un nuovo punto di vista per chi lo comprende.
Un aforisma cancrizzato con successo rivela infatti immediatamente al lettore che entrambe le sue forme (la usuale e la cancrizzata) sono in pari misura vere, e che in definitiva l'aforisma in questione non è portatore di conoscenza ma è soltanto un'espressione arguta.

Qualche esempio

Antichità

  • Non ti lodare e non ti incolpare, che questo fanno li stolti li quali la vanagloria conturba (dai "Disticha Catonis", autore ignoto, II-III d.C.).
  • La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta (Confucio, Dialoghi, Einaudi)
  • Non dalle ricchezze nasce la virtù, ma dalla virtù le ricchezze (Socrate. Apologia)

Novecento

  • Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata (Ignazio Silone, Vino e pane, Mondadori).
  • L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente (Cesare Pavese, Lavorare stanca, Einaudi).
  • Non sempre ciò che vien dopo è progresso (Alessandro Manzoni, Del romanzo storico).
  • Non esistono fenomeni morali ma soltanto una interpretazione morale dei fenomeni (Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza).
  • La morte è un fenomeno terribile per i vivi (Marco Chierici - Acuità - Ed. Donati)
  • Una domanda non è mai indiscreta, una risposta può esserlo (Oscar Wilde, Il ventaglio di Lady Windermere).
  • La riconoscenza è il sentimento della vigilia (Enrico De Nicola, Discorsi tramandati).
  • Il ballo è una manifestazione verticale di un desiderio orizzontale.(Woody Allen).
  • Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.(Charles Bukowski).
  • La famiglia si può immaginare come una ragnatela, un fiore, una tomba, una prigione, un castello. (Ronald Laing).
  • La passione è la saggezza del corpo; la saggezza è la passione dell’anima. (Wojciech Wiercioch).

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