Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

mercoledì 11 settembre 2013

Georg Wilhelm Friedrich Hegel

- Sintetico che mi è piaciuto: -

Da "http://www.liceo-carducci.it/nuovo_sito/delbianco/" :

di Enrico Del Bianco
HEGEL (1770 - 1831): schema ragionato

- Perché mai la realtà non dovrebbe essere razionale?
Non si vede per quale motivo la realtà non sia come dovrebbe essere.

- Da dove scaturisce, allora il giudizio sull'irrazionalità del reale che tanto ha segnato la filosofia occidentale dai Greci fino a Kant?
La coscienza infelice intesa come consapevolezza della scissione tra reale e razionale emerge proprio presso i Greci quando si rompe l'unità immediata tra le realtà interiore del singolo e la legge universale che governa e unisce la collettività (Sofocle: Antigone, Ifigenia).
La realtà concreta di cui vive il singolo non corrisponde a come il singolo deve comportarsi: Essere e dover essere si separano, reale e razionale perdono la loro unità.
La vita reale con le sue contraddizioni appare irrazionale rispetto a come dovrebbe essere secondo la legge universale.

- La scissione tra reale e razionale viene elevata a sistema con la logica aristotelica: è razionale ciò che non è contraddittorio, tutto ciò che porta con sé la contraddizione è irrazionale e dunque non può essere oggetto di scienza.
Se incontro una contraddizione, mi devo fermare.
Kant: i problemi della metafisica sono reali (a differenza di quello che riteneva Hume), ma non trovano una soluzione razionale.

-  Hegel  propone  di  partire  dalla  realtà  concreta  e  non  da  un  modello  prederminato  di  razionalità,  in particolare sceglie di partire da quell'ambito del reale che sempre è sembrato sfuggire alla logica necessaria della non contraddizione: la storia.

- Nella storia collettiva e individuale la contraddizione è ineliminabile: gli eventi non si succedono per sovrapposizione graduale e indolore, ma per l'emergere di interne negazioni: per esempio, nella società di ancien régime nascono i presupposti che portano alla rivoluzione "illuminista" e che negano quella società, ma alla fine del processo troviamo Napoleone che è negazione del vecchio regime e della repubblica giacobina figlia della rivoluzione.
Dunque:
AFFERMAZIONE NEGAZIONE
NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE

- Ma allora nella storia c'è una logica, una razionalità, ma è una logica che coglie la razionalità proprio nella contraddizione.
Questa è la logica dialettica, cioè che valorizza le relazioni di contraddizione esistenti tra i vari aspetti della realtà.
Non è vero che la storia è il regno del contingente senza razionalità, in essa la negazione, la contraddizione è il motore che produce il cambiamento, creando sempre nuove situazioni che superano e conservano quelle precedenti: dal negativo emerge il positivo: Duplex negatio est affermatio.

- Anche gli altri aspetti apparentemente irrazionali della realtà se ricondotti alla storia secondo una logica dialettica perdono la loro casualità e accidentalità, per esempio il mio corpo considerato naturalisticamente non ha una ragione particolare di essere così come è, ma se lo riconduco dialetticamente alla mia vicenda storica, esso apparirà come il passato che mi porto sempre dietro, che dunque io sono sempre e che sempre nego con le mie nuove scelte.
Il mio corpo allora è così come è per la mia storia, non è dunque accidentale, casuale, irrazionale.

- Dunque TUTTO  dialetticamente è riconducibile a STORIA, alla vicenda spirituale dell'uomo, ciò implica che esiste un'unica REALTA'-RAGIONE, cioè una realtà che è intrinsecamente razionale, da niente limitata e condizionata, dunque ASSOLUTA, essa è IDEA, SPIRITO.

- La vicenda della cultura occidentale è progressiva rivelazione, manifestazione, comprensione di quanto sopra, dunque è FENOMENOLOGIA dello SPIRITO

- Si tratta ora di studiare come è fatta la Realtà-Ragione, l'IDEA e di comprenderne il sistema.
La filosofia è il SAPERE ASSOLUTO dell'IDEA che appunto è l'Assoluto.

- L'Idea andrà studiata secondo la logica che le è propria, cioè secondo la logica della contraddizione.
Con ciò l'Idea apparirà come unità dialettica di Realtà e Ragione, cioè non come unità immediata dove i due estremi si perdono, si annullano, ma come unità mediata che non elimina i due opposti, ma li sintetizza, conservandoli e superandoli:
Ragione -> Idea in sé = LOGICA
Realtà -> Idea per sé (fuori di sé) = FILOSOFIA DELLA NATURA
Ragione-Realtà -> Idea in sé e per sé = FILOSOFIA DELLO SPIRITO

- Nell'Idea dunque c'è il momento "razionale" e il momento "reale", anche se esistono solo nel legame dialettico che li unisce.
Con il pensiero, cioè con la stessa razionalità possiamo distinguere i due momenti, nella consapevolezza che, in realtà, non sono separabili.

- Il momento razionale è oggetto dello studio della Logica che, appunto, cerca di chiarire i caratteri, la struttura della razionalità dialettica, quest'ultima, d'altra parte è inseparabile dalla realtà, dunque la struttura della razionalità è la struttura della realtà e la Logica è Ontologia.

-  La  Logica  tradizionalmente  si  occupa  del  CONCETTO,  dell'universale.
Ebbene  come  deve  essere concepito l'universale in un'ottica dialettica?
Non  potrà  essere l'universale  della  tradizione  intellettualistica  di  matrice  aristotelica,  l'universale, cioè, separato dai particolari (il concetto di uomo separato dagli uomini e corrispondente a ciò che nessun uomo in concreto è), questo è l'universale astratto a cui corrisponde il particolare astratto, cioè separato dalle concrete relazioni che lo legano agli altri particolari.
L'universale della logica dialettica è l'universale concreto e consiste nella sintesi dialettica dei particolari per es. il concetto di vita è la sintesi dialettica, la composizione, il con-prendere dei vari momenti che contraddistinguino la vita di una persona: fanciullezza, maturità, etc..

- L'antitesi della pura razionalità è la realtà che appare come Natura cioè come apparentemente priva di dialetticità e razionalità.
La natura, a prima vista è il regno del cieco determinismo meccanico, del binomio casualità-causalità, dell'accidentalità e quindi della mancanza di senso.
Se però non ci limitiamo a studiarla dal punto di vista parziale delle scienze naturali, ma la guardiamo dal punto di vista superiore della Filosofia della natura, allora essa progressivamente svelerà la sua nascosta dialetticità, mostrandosi prima come meccanica, poi come fisica e finalmente come organica.
Con ciò si abbandona l'approccio quantitativo- meccanistico della scienza galileiano-newtoniana e si riscopre, sotto nuovi panni, l'antica impostazione- qualitativo finalistica della metafisica classica.
Al vertice dell'organica sta la vita e al vertice della vita sta l'uomo, in cui la natura supera se stessa e si fa SPIRITO.
L'uomo, infatti, concepisce spiritualmente e quindi dà un senso, una razionalità anche al suo corpo che così diventa il suo passato.

- La dimensione spirituale dell'uomo ha pure un suo sviluppo dialettico: essa sussiste nell'unità dialettica di spiritualità  individuale  (sp.  soggettivo)  e  di  spiritualità  collettiva,  superindividuale  (sp.  oggettivo)  che esistono appunto nella loro sintesi dialettica che è lo SPIRITO ASSOLUTO, non più relativo cioè ad una dimensione particolare.
La spiritualità assoluta come sintesi di individuo e collettività si manifesta nella cultura del POPOLO dominante, nelle forme dell'arte, della religione e della FILOSOFIA, intesa come SAPERE ASSOLUTO che coglie ogni aspetto della realtà inserito nella TOTALITA' DIALETTICA  in cui consiste la realtà.

- La spiritualità collettiva ha il suo sviluppo dialettico nel DIRITTO, nella MORALITA' e nell'ETICITA'.
Il diritto di proprietà è la prima dimensione in cui gli individui si rapportano, in modo ovviamente estrinseco, il diritto mi chiede di ubbidire alla legge, di compiere il bene oggettivo, senza che necessariamente le mie intenzioni, la mia volontà siano in accordo con l'azione.
Come già per Kant il diritto è eteronomo e in quanto tale unilaterale e pone necessariamente la sua antitesi: la MORALITA'.
Questa è il regno dell'intenzione, del proposito e quindi dell'autonomia, mi si chiede che la mia volontà sia buona al di là dei contenuti delle mie azioni particolari.
Diritto e Moralità rappresentano, dunque, due astrazioni unilaterali, che in  realtà sussistono solo nella loro sintesi dialettica che è l'ETICITA', con ciò si vuol dire che gli individui esercitano la loro volontà e compiono le loro azioni sempre e solo in un contesto storico determinato in cui la volontà buona concretamente vuole un bene oggettivo e questo concretamente è voluto da qualcuno.

- Più precisamente la dimensione dell'Eticità si esplica nella FAMIGLIA, nella SOCIETA' CIVILE e nello STATO.
Nella famiglia io sono genitore  o figlio e devo fare i conti con gli altri componenti rispettando e aderendo intimamente alla legge che regola il rapporto parentale; nella società mi scopro appartenente a gruppi, ceti, associazioni e sono inserito in dinamiche economiche, tutto secondo leggi sociali che devo rispettare e condividere.
L'unità dialettica in cui tutte le varie realzioni famigliari e sociali sono con-prese è lo STATO, in cui si esprime pienamente l'identità di un POPOLO costituito di famiglie e associazioni varie.

- Lo Stato è STATO ETICO, la sua legge mi impone il bene che io realmente voglio, dunque è solo nello Stato che io sono libero o meglio, solo lo Stato è libero e io lo sono riconoscendomi totalmente in esso.
Lo Stato non vuole un bene precostituito, ma ciò che vuole lo Stato è bene.

- Ma quale Stato?
Non esiste un modello ideale di stato (sarebbe un'astrazione intellettualistica), a cui gli stati storici si devono adeguare, ma è la STORIA  che decide quale stato, in quel determinato momento, è lo stato etico, insomma la storia ha sempre ragione e giudica con il suo accadere quale popolo deve dominare sugli altri.
In questo senso si sono susseguiti vari momenti segnati dal popolo, dalla civiltà dominante: il dispotismo orientale, la bella eticità greca, il mondo romano e infine il regno cristiano-germanico dove tutti finalmente sono liberi... nello stato.

- Protagonista di questa vicenda è l'Idea che si serve degli individui, utilizzandoli come strumenti inconsapevoli, essi credono di perseguire i propri fini soggettivi, ma in realtà sono mossi dalla razionalità dialettica della storia: questa è l'ASTUZIA DELLA RAGIONE.

- Nella cultura del popolo che domina la storia si esprime la dimensione spirituale nella sua assolutezza.
Nell'arte, nella religione, nella FILOSOFIA è lo stesso contenuto spirituale che si manifesta, anche se in forme diverse e questo contenuto è la REALTA'-RAGIONE  stessa.
L'ARTE la esprime nella forma dell'intuizione sensibile, la RELIGIONE nella forma della rappresentazione mitologica (e in questo il cristianesimo raggiunge la perfezione) e infine la FILOSOFIA la esprime nella forma definitiva e perfettamente adeguata del CONCETTO.
La filosofia dunque è il sapere assoluto della totalità dialettica, essa, di fatto coincide con la storia della filosofia e con la storia stessa: sviluppo logico e sviluppo cronologico coincidono, quello che è accaduto era LOGICO che accadesse.

"Comprendere ciò che è, è il compito della filosofia, poiché ciò che è, è la ragione"

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