Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

sabato 28 settembre 2013

Nathan il Saggio

Da WikiPedia:

Gotthold Ephraim Lessing

« Un uomo che non perde la ragione per certe cose, non ha una ragione da perdere. »
(G. E. Lessing, "Emilia Galotti")

Gotthold Ephraim Lessing è stato uno scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco, ritenuto un importante esponente dell'Illuminismo letterario e filosofico tedesco.
Lessing divenne celebre per le sue commedie Minna von Barnhelm (1767), Miss Sara Sampson (1755) e soprattutto Nathan il saggio (1779), in cui esponeva i suoi ideali di solidarietà e tolleranza.[1]

Scrisse anche una tragedia, Emilia Galotti (1772), e diversi saggi di estetica, tra cui il Laocoonte (1766), importante per la sua confutazione dell'idea classica di equivalenza tra poesia e pittura: contro la pretesa "unità" dell'arte Lessing si esprimeva per la "pluralità" e per la differenziazione, ed insieme per la legittimità del "brutto" in estetica.

Biografia

La famiglia di Lessing era una famiglia di Kamenz, piccolo borgo di tremila abitanti, uno dei più poveri della Sassonia.
Lessing era il maggiore dei dodici figli del pastore e teologo Johann Gottlieb Lessing (1693-1770) e di Justine Salome Feller (1703-1777).
Ottenne dall'Elettore di frequentare il liceo di Meissen in cui studiò gli autori latini e greci. Fu uno studente assiduo e ottenne la licenza con un anno in anticipo.
Iniziò l'università nelle facoltà di teologia e medicina a Lipsia. La città grazie alla sua posizione strategica, era il principale centro del commercio tedesco e anche la sede della fiera annuale del libro, punto d'incontro di innumerevoli stranieri.
Egli si convinse che i libri lo avrebbero reso erudito, ma non avrebbero mai fatto di lui un uomo.
Quell'anno nacque in Lessing la passione per il teatro e il palcoscenico.
A 19 anni mise in scena con grande successo una sua commedia, Il giovane erudito, che aveva per tema la satira contro il mondo degli eruditi, che egli ben conosceva.
Per le frequentazioni di Lessing con un suo cugino Christlob Mylius,[2] un libertino spinoziano, i genitori scandalizzati lo richiamarono a casa e sua sorella bruciò tutte le sue poesie.
La compagnia teatrale di Neuber si sciolse per bancarotta e Lessing, che ne era il garante, dovette scappare a Berlino, dove conobbe Voltaire.
Berlino era città ancora più grande di Lipsia, ma non aveva né un'università né un teatro.
La residenza di Potsdam del re Federico II di Prussia mirava a imitare Versailles con la propria corte, quindi le rappresentazioni teatrali erano in francese, unica lingua ammessa a corte, ed erano riservate esclusivamente all'aristocrazia.
Dal 1751 lavorò al Berliner Privilegierten Zeitung, come recensore e redattore.
Nel 1752 conobbe Karl Wilhelm Ramler, Friedrich Nicolai, Ewald Christian von Kleist, Johann Georg Sulzer e strinse una stretta amicizia con Moses Mendelssohn. Nel 1755 tornò a Lipsia.
Negli anni successivi accompagnò Johann Gottfried Winkler nei suoi viaggi di formazione attraverso i Paesi Bassi, l'Inghilterra e la Francia, finché la guerra dei sette anni li costrinse a fermarsi ad Amsterdam.
In questi anni Lessing conobbe Johann Wilhelm Gleim, Friedrich Gottlieb Klopstock e Conrad Ekhof.
Nel 1758 tornò a Berlino, dove, con Friedrich Nicolai e Moses Mendelssohn, creò il giornale letterario Briefe, die neuste Literatur betreffend.
Dal 1760 al 1765 lavorò a Breslavia come segretario del generale Tauentzien, e nel 1767 lavorò come drammaturgo e consigliere al Teatro Nazionale di Amburgo, che chiuse però nel 1769 a causa di problemi finanziari.
In quel teatro venne rappresentata la commedia drammatica Minna von Barnhelm e Lessing fece la conoscenza di Friedrich Ludwig Schröder, Carl Philipp Emanuel Bach, Johann Melchior Goeze, ma anche della sua futura moglie Eva König, in quell'anno ancora sposata.
Sempre nel 1769 diventò membro esterno dell'Accademia delle Scienze di Berlino.
Nell'anno 1770 lavorò nella piccola cittadina di Wolfenbüttel come bibliotecario del duca Augusto.
Lì scopri un'opera dell'alto medioevo: Schedula diversarum artium di Theophilus Presbyter, che pubblicò col titolo Pittura ad olio di Theophilus Presbyter.
Nel 1771 si innamorò di Eva König, ormai vedova.
Dal 1775 il suo lavoro come bibliotecario viene interrotto da numerosi viaggi a Lipsia, Berlino, Dresda, Praga. Si recò anche in udienza presso il re Giuseppe II, per inseguire la sua amata nei suoi frequenti spostamenti.
Viaggiò in Italia come accompagnatore del principe Leopoldo di Braunschweig, fermandosi a Milano, Venezia, Firenze, Genova, Torino, Roma, Napoli e in Corsica.
Nell'ottobre 1776 sposò Eva König.
La sera di Natale del 1777 la donna diede alla luce un figlio, che però morì il giorno dopo.
Dopo pochi giorni morì la stessa Eva König, a causa del parto.
Nel 1779 la salute di Lessing cominciò a peggiorare.
Egli morì nel 1781, mentre era in visita da un amico a Braunschweig.
La sua tomba venne ritrovata 20 anni dopo da Carl Schiller.
Il pensiero

Come rappresentante di spicco dell'Illuminismo tedesco Lessing viene considerato un precoce pensatore della presa di coscienza della classe borghese della sua identità e forza sociale.
Tema ricorrente nel pensiero di Lessing è quello che la ricerca è superiore al possesso della verità:
« Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: - Scegli, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te »

È questa una tipica posizione illuministica antidogmatica, secondo la quale ogni conoscenza acquisita deve essere aperta alle correzioni e ai contributi che vengono dalle nuove esperienze, così che la conoscenza autentica non è quella di chi difende le posizioni raggiunte ma quella di chi si espone alla ricerca rischiosa di nuovi risultati:
« Da un giudice non si può pretendere altro che egli si schieri con quella parte che sembra avere il maggiore diritto. Per le controversie che hanno per oggetto la verità questa non appartiene al vincitore per diritto, così che il perdente può correggere gli errori e partecipare alla verità di chi ha vinto.
Il filosofo deve essere onesto e non deve mettere da parte quei dati che possono contestare il suo sistema a vantaggio del sistema altrui.
Se si comporta diversamente, allora è chiaro che egli stravolge la verità a proprio tornaconto e la vuole rinchiudere negli angusti limiti della propria pretesa infallibilità »

Questa sua concezione della filosofia rende il pensiero di Lessing non sistematico, ma costituito da interventi diversificati, spesso polemici, su tutti i temi della cultura tedesca della sua epoca.
L'estetica

Autore di testi teatrali Lessing ha scritto importanti saggi di critica estetica.
Nel Del Laocoonte..., uno scritto del 1766 che ha per sottotitolo Dei limiti della pittura e della poesia, Lessing sostenne in polemica con Winckelmann che le arti figurative e quelle letterarie, pur avendo in comune il fine di imitare la natura, per tale scopo «usano mezzi diversi e da questa diversità discendono le regole particolari per ciascuna».
[3] Perciò la poesia non è accostabile alla pittura poiché opera "nel tempo", mentre le arti figurative operano nello "spazio", devono raffigurare «i corpi e le realtà sensibili di questi» nello spazio e perciò possono rappresentare «solo un unico momento dell'azione».
È questo il tema principale del saggio, che è anche una vasta analisi dei concetti estetici, non più relativi solo alla descrizione delle opere dell'arte, ma alla loro concettualizzazione filosofica.
Egli affermava: « Si definiscono corpi gli oggetti accostabili l'uno all'altro, come è anche per le loro parti. Perciò i corpi sono gli oggetti specifici della pittura in quanto hanno proprietà visibili. Quelle che si chiamano azioni si susseguono invece una dopo l'altra nel tempo. Le azioni sono gli oggetti specifici della poesia. »
La pittura dunque rappresenta i corpi nello spazio "bloccati" nel tempo, poiché la pittura può solo operare nella stasi di un istante.
Criticò in particolare l'imitazione dei dipinti di nudo francesi.
La poesia, lavorando con una successione di parole, è invece dinamica.
Anche la musica lo è, poiché le note si susseguono "nel tempo".
All'opposto, l'architettura è arte dello spazio e al massimo grado di staticità.
Con i suoi scritti critici e teorici sull'arte teatrale, come con il suo stesso lavoro come autore, cercò di contribuire allo sviluppo di un nuovo teatro borghese in Germania.
Si pose contro le autorevoli teorie letterarie di Johann Christoph Gottsched e la sua scuola e si espresse, nella Drammaturgia di Amburgo, a favore del ritorno dei concetti teatrali di Aristotele, in particolare per la regola dell'unità e per l'introduzione della catarsi nelle tragedie, e ripropose il modello teatrale dei lavori di Shakespeare.
Per quanto concerne la bruttezza nell'arte, Lessing osserva che essa prevale nella realtà rispetto alla bellezza.
Quindi, dovendo l'arte testimoniare la realtà, anche il brutto va considerato; ma è proprio specifica dell'arte la capacità di adoperare il brutto per produrre bellezza.
Il brutto raggiunge il suo più alto grado di trasfigurazione in bellezza nella poesia, perché il brutto è più dinamico del bello.

Il pensiero religioso

Per la concezione della religione, Lessing in un primo tempo sostenne una visione razionalistica per cui la religione rivelata deve confermare le verità della religione naturale.
In un secondo momento Lessing sembra adeguarsi a una concezione più vicina all'ortodossia ma in realtà egli assume una posizione di negazione della religione.
I deisti, afferma Lessing, criticano le religioni positive in nome di una religione naturale costituita essenzialmente da regole etiche, ma così facendo essi sostituiscono ai valori assoluti delle religioni rivelate quelli, altrettanto assoluti, della religione razionale.
Egli invece vuole dare un fondamento storico alle religioni positive che si estende anche alla religione naturale.
Nell'Educazione del genere umano, Lessing ritiene che le varie religioni che si sono costituite nel corso della storia non siano nient'altro che le espressioni di un patrimonio di verità che l'uomo ha progressivamente per suo conto scoperto nella sua storia.
Ogni religione quindi risente delle circostanze storiche in cui è nata e il suo valore è relativo alla situazione storica che l'ha determinata.
La rivelazione delle religioni positive ha un compito pedagogico primario: educare l'uomo a quelle verità che poi sarà in grado di capire razionalmente da solo.
L'uomo e la sua ragione sono padroni della storia da cui emerge progressivamente l'illuminazione della verità.

Critiche del suo pensiero

Heinrich Heine attribuisce a Lessing il merito di essere stato un acuto polemista e di aver così conservato memoria di piccoli autori che senza le sue citazioni sarebbero oggi del tutto sconosciuti:
« Con le sue polemiche ha strappato a un meritatissimo oblio più di un nome. Egli ha avviluppato, per così dire, molti minuscoli scrittorelli in una rete di spiritosi motteggi, di prezioso umorismo, e ora essi si conservano in eterno nelle opere di Lessing come insetti rimasti chiusi in un pezzo d'ambra[4]. »

Sostanzialmente simile la concezione di Nietzsche dell'opera di polemista di Lessing con in più un giudizio negativo esteso alla sua produzione filosofica, letteraria e teatrale di cui resta memoria esclusivamente per la capacità di Lessing di dare un abbellimento manieristico e formale alle sue opere.

« Lessing possiede una virtù prettamente francese, e come scrittore ha frequentato in genere con la massima diligenza la scuola dei francesi: sa ordinare e ben esporre le sue cose in vetrina. Senza quest'arte reale, i suoi pensieri come pure i loro oggetti sarebbero rimasti piuttosto in ombra, senza che la perdita fosse troppo grave. Ma dalla sua arte hanno imparato in molti (soprattutto le ultime generazioni di dotti tedeschi), e innumerevoli ne hanno tratto gioia. – In verità quegli apprendisti non avrebbero avuto bisogno, come tanto spesso è accaduto, di imparare anche lo sgradevole manierismo del suo tono, con quel miscuglio di litigiosità e probità. – Sul Lessing «lirico» si è oggi unanimi: sul «drammatico» lo si diventerà. »
(Friedrich Nietzsche)

Citazioni di Gotthold Ephraim Lessing

Diamoci all'ozio in tutto, tranne che nell'amore e nel bere, tranne che nell'ozio.
(citato da P. Lafargue in Il diritto all'ozio, 1883)

Gli Stati unificano gli uomini affinché in quest'unione, e tramite essa, ogni singolo possa meglio e più sicuramente godere la propria parte di felicità. La somma delle felicità singole di tutti i membri è la felicità dello Stato. Non ne esiste altra. Ogni diversa felicità dello Stato, nella quale una parte anche minima dei membri soffra o debba soffrire, è una tirannide camuffata.
(da Ernst e Falk. Dialoghi per massoni)

Gli uomini saggi sono sempre veritieri nella condotta e nei discorsi.
Non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono.
(da Manuale di morale)

La grazia è la bellezza in movimento.
(da Laooconte)

Non sono tutti liberi quelli che si fan beffe delle loro catene.
(da Nathan il Saggio)

Tutti i grandi sono modesti.
(da Lettere sulla letteratura contemporanea)

Emilia Galotti

Dire caso è dire bestemmia. Niente al mondo è caso. (IV, 3)

Raffaello sarebbe stato il più grande pittore anche se fosse venuto al mondo senza mani.

Citazioni su Gotthold Ephraim Lessing

Bisogna essere giovani per immaginarsi quale influsso esercitasse su di noi il Laocoonte di Lessing, opera che dall'angolo ristretto di una misera visione ci trascinò nei liberi campi del pensiero. L' ut pictura poesis, tanto a lungo fraintesa, era tutto a un tratto eliminata, e la differenza tra le arti figurative e quelle del linguaggio chiara
(Goethe)

Con le sue polemiche ha strappato a un meritatissimo oblio più di un nome. Egli ha avviluppato, per così dire, molti minuscoli scrittorelli in una rete di spiritosi motteggi, di prezioso umorismo, e ora essi si conservano in eterno nelle opere di Lessing come insetti rimasti chiusi in un pezzo d'ambra.
(Benedetto Croce)

Egli ha spaccato molte zucche per pura arroganza, dimostrandosi poi tanto maligno, da sollevarle dal suolo e mostrare al publico che dentro erano vuote.
(Heinrich Heine)

«Lessing ovvero la passione della verità. Il più grande poeta dell'Illuminismo tedesco, se non fu sempre un grande poeta, fu sempre un grand'uomo, un uomo tutto d'un pezzo come pochi altri; certo fu l'anima più virile del Settecento tedesco; campione risoluto, intransigente, eroico della verità.
La lotta per la verità, anche per verità di valore in sé trascurabile, era per lui cosa sacra; usare in ogni attimo della vita la facoltà raziocinante ed affinarla attraverso l'esercizio diuturno costituiva il solo scopo degno dell'uomo, la sola maniera di mostrare la gratitudine che si doveva a Dio per il dono supremo della ragione. Illuminismo sostanziale, dunque, e soprattutto energetico, volto sempre verso l'azione.
Lessing andava letteralmente in cerca di nemici da attaccare, li attaccava con gioiosa ed irosa impazienza e, simile veramente, almeno in ciò, a Federico II, non si limitava ad attaccarne uno alla volta»
(Ladislao Mittner).

Filosofo e letterato tedesco tra gli esponenti più rilevanti dell'illuminismo.
Il tratto originale del suo pensiero è la critica alle religioni positive, in particolare al cristianesimo (da Lessing distinto dalla religione professata da Cristo stesso) la cui verità non può essere provata da un fatto storico qualsiasi e neppure sulla base dell'autorità dei testi sacri (inattendibili in quanto pieni di incongruenze e contraddizioni).
La posizione di Lessing (che, come ci testimonia Jacobi, approdò alla fine della sua vita al panteismo spinoziano) è ispirata all'ideale voltairiano di tolleranza (come dimostra il dramma Nathan il saggio, 1779 in cui è ripresa l'antica parabola dei tre anelli) anche se le religioni positive, pur false in sé, tuttavia rispondono al bisogno di creare un legame sociale intorno a un medesimo culto in un processo educativo (iniziato con gli ebrei e completato da Cristo) attuato provvidenzialmente da Dio per lo sviluppo morale dell'umanità.
La religione rivelata è dunque un continuo processo storico di sviluppo della razionalità, e questa rende possibile interpretare la storia dell'uomo come un lungo perfezionamento morale e intellettuale che deve portare all'età del "Nuovo Evangelo", dove religione naturale e rivelata, dogma e verità coincideranno: un'epoca moralmente adulta nella quale la virtù sarà amata e ricercata per se stessa.
Rilevante anche la riflessione estetica di Lessing che nel Laocoonte (1766) contrappose la pittura (che opera con lo spazio e quindi rappresenta corpi) alla poesia (che opera con il tempo e rappresenta azioni) e che nella produzione di drammi cercò il rinnovamento pur restando fedele alla tradizione nazionale tedesca.

G. E. LESSING, NATHAN il Saggio (1779)

A Gerusalemme, durante le Crociate, il SALADINO (che è musulmano) chiede a NATHAN (ebreo) quale sia la vera fede: l'Islam, l'Ebraismo o il Cristianesimo.
NATHAN risponde raccontandogli la storia dei tre anelli:

NATHAN
Molti anni or sono un uomo in Oriente possedeva un anello inestimabile, un caro dono. La sua pietra, un opale dai cento bei riflessi colorati, ha un potere segreto: rende grato a Dio e agli uomini chiunque la porti con fiducia. Può stupire se non lo toglieva mai dal dito, e se dispose in modo che restasse per sempre in casa sua? Egli lasciò l'anello al suo figlio più amato; e lasciò scritto che a sua volta quel figlio lo lasciasse al suo figlio più amato; e che ogni volta il più amato dei figli diventasse, senza tenere conto della nascita ma soltanto per forza dell'anello, il capo e il signore del casato. - Tu mi segui, sultano?
SALADINO
Ti seguo. Vai avanti.

NATHAN
E l'anello così, di figlio in figlio, giunse alla fine a un padre di tre figli. Tutti e tre gli ubbidivano ugualmente ed egli, non poteva farne a meno, li amava tutti nello stesso modo. Solo di tanto in tanto l'uno o l'altro Gli sembrava il più degno dell'anello - Quando era con lui solo, e nessun altro Divideva l'affetto del suo cuore. Così, con affettuosa debolezza Egli promise l'anello a tutti e tre. Andò avanti così finché poté. - Ma, vicino alla morte, quel buon padre si trova in imbarazzo. Offendere così due figli, fiduciosi nella sua parola, lo rattrista. - Che cosa deve fare? - Egli chiama in segreto un gioielliere, e gli ordina due anelli in tutto uguali al suo; e con lui si raccomanda che non risparmi né soldi né fatica perché siano perfettamente uguali. L'artista ci riesce. Quando glieli porta, nemmeno il padre è in grado di distinguere l'anello vero. Felice, chiama i figli uno per uno, impartisce a tutti e tre la sua benedizione, a tutti e tre dona l'anello - e muore. - Tu mi ascolti, sultano?

SALADINO
(il quale, colpito, aveva girato il viso)
Ascolto, ascolto. Ma finisci presto La tua favola. - Ci sei?

NATHAN
Ho già finito. Quel che segue si capisce da sé. - Morto il padre, ogni figlio si fa avanti Con il suo anello, ogni figlio vuol essere il signore del casato. Si litiga, si indaga, si accusa. Invano. Impossibile provare quale sia l'anello vero -
(dopo una pausa, durante la quale egli attende la risposta del sultano)
quasi come per noi provare quale sia - la vera fede.

SALADINO
Come? Questa è la tua risposta alla mi domanda?…

NATHAN
Valga Soltanto a scusarmi, se non oso Cercare di distinguere gli anelli Che il padre fece fare appunto al fine Che fosse impossibile distinguerli.

SALADINO
Gli anelli! - Non burlarti di me! - Le religioni che ti ho nominato Si possono distinguere persino nelle vesti, nei cibi, nelle bevande!

NATHAN
E tuttavia non nei fondamenti. - Non si fondano tutte sulla storia, scritta o tramandata? E la storia solo per fede e per fedeltà dev'essere accettata, non è vero? - E di quale fede e fedeltà dubiteremo Meno che di ogni altra? Quella dei nostri avi, sangue del nostro sangue, quella di coloro che dall'infanzia ci diedero prova del loro amore, e che mai ci ingannarono, se l'inganno per noi non era salutare? - Posso io credere ai miei padri Meno che tu ai tuoi? O viceversa? - Posso forse pretendere che tu, per non contraddire i miei padri, accusi i tuoi di menzogna? O viceversa? E la stessa cosa vale per i cristiani, non è vero? -

SALADINO
(Per il Dio vivente! Hai ragione. Io devo ammutolire).

NATHAN
Ma torniamo ai nostri anelli. Come dicevo, i figli si accusarono in giudizio. E ciascuno giurò al giudice di avere ricevuto l'anello dalla mano del padre (ed era vero), e molto tempo prima la promessa dei privilegi concessi dall'anello (ed era vero anche questo). - Il padre, ognuno se ne diceva certo, non poteva averlo ingannato; prima di sospettare questo, diceva, di un padre tanto buono,
non poteva che accusare dell'inganno i suoi fratelli, di cui pure era sempre stato pronto a pensare tutto il bene; e si diceva sicuro di scoprire i traditori e pronto a vendicarsi.

SALADINO
E il giudice? - Sono ansioso di ascoltare Che cosa farai dire al giudice. Parla!

NATHAN
Il giudice disse: Portate subito qui vostro padre, o vi scaccerò Dal mio cospetto. Pensate che stia qui a risolvere enigmi? O volete restare Finché l'anello vero parlerà? - Ma… aspettate! Voi dite che l'anello vero Ha il magico potere di rendere amati, grati a Dio e agli uomini. Sia questo a decidere! Gli anelli falsi non potranno. Su, ditemi: chi di voi è il più amato Dagli altri due? - Avanti! Voi tacete? L'effetto degli anelli è solo riflessivo, non transitivo? Ciascuno di voi ama solo se stesso? Allora tutti e tre siete truffatori truffati! I vostri anelli sono falsi tutti e tre. Probabilmente l'anello vero si perse, e vostro padre ne fece fare tre per celarne la perdita e per sostituirlo.

SALADINO
Magnifico! Magnifico!

NATHAN
Se non volete, proseguì il giudice, il mio consiglio e non una sentenza, andatevene! - Ma il mio consiglio è questo: accettate le cose come stanno. Ognuno ebbe l'anello da suo padre: ognuno sia sicuro che esso è autentico. - Vostro padre, forse, non era più disposto a tollerare ancora in casa sua La tirannia di un solo anello. E certo vi amò ugualmente tutti e tre. Non volle, infatti, umiliare due di voi per favorirne uno. - Orsù! Sforzatevi Di imitare il suo amore incorruttibile e senza pregiudizi. Ognuno faccia a gara Per dimostrare alla luce del giorno la virtù della pietra nel suo anello. E aiuti la sua virtù con la dolcezza, con indomita pazienza e carità, e con profonda devozione a Dio. Quando le virtù degli anelli appariranno Nei nipoti, e nei nipoti dei nipoti, io li invito a tornare in tribunale, fra mille e mille anni. Sul mio seggio siederà un uomo più saggio di me; e parlerà. Andate! - Così disse quel giudice modesto.

(tr. it. A. Casalegno, Milano, Garzanti, 1992)


Da "http://www.riflessioni.it/enciclopedia/lessing.htm" :

Gotthold Ephraim Lessing - Nathan il saggio

Biografia

Gotthold Ephraim Lessing è considerato la più geniale figura dell'illuminismo tedesco. Lessing nasce il 22 gennaio 1729 a Kamenz, nell'alta Lusazia, territorio slavo-tedesco. E' il secondo di 12 figli; il padre è il primo pastore del paese. Nel 1746 si iscrive alla facoltà di teologia di Lipsia. Scrive la sua prima commedia, Il giovane erudito e un'attrice amica ne cura l'allestimento un anno dopo. Si trasferisce quindi a Berlino e un suo cugino gli procura un lavoro di recensioni presso la Vossische Zeitung. Nel 1755 viene rappresentato con successo il dramma Miss Sara Sampson, espressione del realismo sentimentale allora di moda. Verso la fine del 1760, Gotthold Ephraim Lessing accetta l'incarico di segretario presso il governatore di Breslavia, dove si trasferisce per rimanervi cinque anni, dedicati allo studio di Spinoza e dei Padri della Chiesa. Pubblica nel 1766 il Laoocoonte, ovvero dei confini tra pittura e poesia, in cui espone la sua teoria estetica. Nel 1767 si rappresenta Minna von Barnheim, un'eco della guerra dei sette anni. Lessing diventa direttore della rivista Drammaturgia d'Amburgo, legata al teatro nazionale di Amburgo, che lasciò però nel 1770 per ricoprire la carica di bibliotecario ducale a Wolfenbüttel. Nel 1772 pubblica il dramma Emilia Galotti. Nel 1775 parte per un viaggio in Italia che lo porterà a Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. L'anno successivo, a 47 anni, si sposa in ottobre con la vedova Eva Konig, che gli muore l’anno dopo. La denuncia dell'intolleranza religiosa ha il culmine col suo capolavoro drammatico, Nathan il saggio (1779), infine pubblica L'educazione del genere umano (1780). Muore il 15 febbraio 1781 all'età di 52 anni a Wolfenbüttel presso Brunswick dopo aver lasciato alla sua epoca un’impronta letteraria tale da consentire di parlare di una “età di Lessing”, come pochi anni dopo di parlerà di una “età di Goethe”.

Il pensiero

Un aspetto particolarmente interessante dell'illuminismo di Lessing è il senso della tensione e della ricerca. Lessing pone infatti il valore dell'uomo più che nella verità raggiunta, nello sforzo per raggiungerla. Celebre è il suo detto che il piacere della caccia è bene superiore al piacere di possedere la preda, a cui possono servire da commento le non meno celebri parole di uno scritto del 1778 (Eine Duplik, 1): "Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere verso la verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: Scegli -, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te”.
L'educazione del genere umano (1780) segna una fase significativa dell'elaborazione che il concetto della storia ha avuto nell'Illuminismo. Ad essa Lessing giunse dopo lunghe ricerche. Leibniz aveva distinto le verità di ragione, universali e necessarie, dalle verità di fatto, particolari e contingenti. Lessing parte appunto da questa distinzione per domandarsi a quale delle due specie di verità appartengono le verità religiose. Queste sono sempre fondate su fatti particolari, quali il miracolo e la rivelazione; come possono tali fatti particolari costituire il fondamento di verità eterne e universali, quali sono quelle che la religione insegna? A questi interrogativi risponde appunto L'Educazione del genere umano.
Il concetto fondamentale di questo scritto è che la rivelazione è educazione. L'umanità nella sua storia ha un suo sviluppo esattamente come l'individuo. Essa si educa attraverso la rivelazione, la quale le comunica quelle verità che essa non è ancora in grado di intendere, in attesa che diventi capace di raggiungerle e possederle in modo autonomo. Da questo punto di vista, la rivelazione stessa si storicizza giacché non cade in un punto singolo della storia ma accompagna l'intero corso di essa, preannunciando e precorrendo gli sviluppi autonomi della ragione. Come la natura è una continua creazione,così la religione è una continua rivelazione. Ogni religione positiva è un grado di questa rivelazione, che comprende in se stessa tutte le religioni e le unifica nel corso della sua storia progressiva.
La coincidenza totale della rivelazione con la ragione, della religione positiva colla religione colla religione naturale, è il termine ultimo cui l'umanità è destinata dalla provvidenza. Poiché la religione cristiana è la più alta religione positiva, i suoi dogmi - incarnazione, trinità, redenzione - si trasformeranno da ultimo in verità di ragione. E la ragione del cristianesimo si chiarirà infine come il cristianesimo della ragione. Se non che, "come possiamo, ormai, per la dottrina dell'unità di Dio, fare a meno del Vecchio Testamento, come cominciamo, a poco a poco, per la dottrina dell'immortalità dell'anima, a poter fare a meno anche del Nuovo, non potrebbero essere fatte balenare, in quest'ultimo molte altre verità che ci tocca riguardare ammirati come rivelazioni finché la ragione non abbia imparato a dedurle dalle altre sue verità ritrovate e a collegarle ad esse?" (par. 72). L'educazione mira a che l'uomo sia posto finalmente in grado di capire e di fare da sé, "nel pieno rischiaramento di se stesso" (par. 88). Lessing è anche convinto che “la strada su cui il genere umano giunge alla perfezione, ogni singolo uomo (chi prima e chi dopo) deve averla percorsa per suo conto”. Essendo però impossibile che “in un’unica vita” l’individuo riesca a percorrere tutte le tappe del proprio perfezionamento, gli sembrò imperativo ammettere l’ipotesi “che ogni singolo uomo sia esistito su questo mondo più di una volta” (par. 94). Sull’idea della metempsicosi, egli giunse assai tardi, forse anche in seguito alle proprie personali amarezze (perdita di moglie e figlio).
L'ispirazione degli scritti di Lessing è certo prevalentemente religiosa, ma di una religiosità tutta illuministica, che diffida delle religione positive e vorrebbe da esse depurare una religione naturale universale. In uno scritto Sullo sviluppo della religione rivelata, egli dice: "la migliore religione rivelata è quella che contiene il minor numero di aggiunte alla religione naturale". Così pure, ne Il cristianesimo della ragione (1753), egli tenta una completa razionalizzazione del dogma, partendo dall'idea di un essere perfettissimo, per il quale il pensare fa tutt'uno col creare: nel pensare la propria perfezione, l'Essere genera un Figlio, e con esso si unifica e si armonizza nello Spirito. Nel pensare invece le proprie perfezioni come staccate da sé, l'Essere crea il mondo delle singole individualità, anch'esso unitario e armonico,in cui ciascuna individualità ha il compito di agire quanto più può nella direzione segnata dalla propria perfezione.
Ne La religione di Cristo, Lessing scinde nettamente la religione della tradizione cristiana dalla religione che professò lo stesso Cristo vivente. Mentre nella prima egli trova incertezza e ambiguità, e non approva l'adorazione di un Cristo ritenuto più che uomo e identificato colla seconda persona della Trinità.
Questa scissione di un cristianesimo del Cristo vero da un cristianesimo della tradizione sta però in contrasto con un'altra veduta di Lessing, secondo cui la verità della religione non può essere provata da un qualsiasi fatto storico come tale. Egli si vale della distinzione leibniziana tra verità di fatto e verità di ragione per ascrivere alle prime argomentazioni quali per esempio i miracoli, la cui notizia, egli dice, anzitutto non si sa se risponda a verità e, in secondo luogo, quand'anche rispondesse a verità, non proverebbe la verità di una religione che appartiene all'altra categoria delle verità di ragione. "La religione dei Vangeli non è vera perché gli Apostoli l'hanno insegnata ma al contrario questi l'hanno insegnata perché vera: la verità interna è la prova della tradizione scritturale, non viceversa”.
La Bibbia va interpretata, secondo Lessing, secondo lo spirito e non secondo la lettera. La verità del cristianesimo non si fonda sull'autenticità storica degli scritti biblici. La sua posizione è in fondo quella di un sostanziale disinteresse per tutte le religioni rivelate.
Lo si constata anche nel dramma Nathan il saggio che riprende l'antica parabola dei tre anelli (raccolta già dal Boccaccio nella novella di Melchisedech giudeo e il Saladino): un padre, morendo, aveva distribuito ai suoi tre figli tre anelli (simbolizzanti le religioni cristiana, ebraica e maomettana), uno dei quali rendeva il possessore bene accetto a Dio; ma pretendendo ognuno dei tre di essere il vero possessore dell'anello, il Saladino sentenzia che gli anelli devono essere tutti falsi, poiché chi possiede il vero dovrebbe, almeno lui, essere in pace con gli altri. Poco prima di morire, Lessing avrebbe riconosciuto esplicitamente l'esito panteistico della sua concezione religiosa. Si ricordi, a tale proposito, la nera fama che godeva la figura di Spinoza nei tempi passati, per capire lo scandalo che circondò la figura di Lessing presso i suoi contemporanei.
Lessing ha considerevole importanza anche per la storia dell'estetica. La sua opera Laocoonte, ovvero sui confini tra poesia e pittura, trattava dei confini che la tradizione da Orazio in poi aveva cancellato, identificando la pittura (nel senso di arti figurative in genere) con la poesia, secondo il vecchio motto ut pictura poesis (= La poesia è uguale alla pittura); mentre quei confini invece Lessing ristabilisce. La teoria non era una novità in assoluto. Ne avevano già parlato gli inglesi Richardson e Harris, e poi Diderot e Klopstock. Merito di Lessing fu di aver sviluppato la teoria fino ad una rottura radicale con la confusionaria commistione delle arti, fino ad un manifesto di battaglia. Il Laocoonte pone il problema intorno a cui si eserciterà l'estetica tedesca di mezzo secolo.
Il mito greco di Laocoonte narrava come costui, sacerdote troiano di Apollo, morisse soffocato, insieme a due figli, nelle spire di serpenti mandati dal dio rivale Poseidone. L’episodio, oltre ad aver trovato una descrizione letteraria in Virgilio (Eneide, II, 199-224), venne raffigurato in una celebre scultura ritrovata a Roma nel 1506 e datata alla tarda età ellenistica. Quel gruppo marmoreo aveva suggerito riflessione di teoria, nel 1755, allo storico dell’arte antica Winckelmann (1717-1768). Secondo quest’ultimo, la raffigurazione plastica del dolore fisico nel volto di Laocoonte, gli sembrò una conferma della nobile semplicità e quieta grandezza d’animo che costituirebbero l’essenza della eticità greca. Alla tesi di Winckelmann, Lessing oppose un argomento tecnico-materiale. Secondo lui, “lo scultore dovette mitigare le grida in gemiti non perché il gridare indica un animo non nobile, ma perché deforma il volto in modo ripugnante… La semplice grande apertura della bocca… è in pittura una macchia e in scultura un incavo che producono un’impressione spiacevolissima. Né regge l’assioma che, non facendo gridare il suo eroe, lo scultore si sia conformato a un ideale morale greco. Di alte grida di dolore, in bocca a eroi e persino a divinità, la letteratura greca è piena, dai poemi omerici alle tragedie sofoclee. Sicché restano soltanto, per spiegare il semplice gemere del Laocoonte marmoreo, anzitutto il motivo della materia (marmo, tela) con cui l’artista figurativo ha da fare, e poi l’altro, complementare, che è la regola generale delle arti figurative: la regola che impone di rendere nel marmo (o sulla tela) sempre il momento più pregnante e quindi vieta che vi si fissi un fenomeno così transitorio come il gridare. Nel Laocoonte, Lessing mette in evidenza la differenza tra pittura e poesia. I corpi e le loro qualità visibili sono gli oggetti propri della pittura, mentre le azioni sono gli oggetti propri della poesia. In altre parole, la prima non può rappresentare che i corpi, la seconda le azioni. La poesia si serve delle azioni anche per rendere i corpi da cui le azioni scaturiscono; la pittura quando si trova alle prese con un'azione, cerca di coglierne il momento supremo.
La poesia utilizza segni semantici arbitrari, cioè suoni verbali condizionati non dalla natura ma dal convenzionale sistema linguistico, i quali sono articolati in successione temporale ed esprimono azioni. La pittura opera invece con segni imitativi naturali (figure e colori) che hanno una collocazione contigua nello spazio e possono rappresentare soltanto le proprietà sensibili dei corpi. Certo, una rappresentazione di azioni è possibile anche in pittura, ma l’arte figurativa può utilizzare solo un unico momento dell’azione, il più pregnante; mentre i segni verbali consentono al poeta di rappresentarcene il divenire.
Ma le regole fondamentali della poesia e della pittura sono identiche perché entrambe sono arti imitatrici. L'estetica e la poetica filosofica, nel Lessing, non sono fine a se stesse, e devono essere costantemente valutate in relazione alla sua attività di artista. Lessing si rendeva conto dei pericoli di un teorizzare astratto che perdesse i contatti con la realtà della produzione e della critica d'arte.

Riassunto di Nathan il saggio

Il munifico sultano di una Gerusalemme favolosa e pervasa da una sottile aura massonica, Saladino, tollerante fino a desiderare l’imparentamento con un regnante cristiano, durante una tregua nella III Crociata, grazia un templare, perché rassomigliante al fratello di cui ha perso le tracce da lungo tempo.
Nathan, saggio e ricco mercante ebreo, di ritorno da un viaggio apprende che la figlia Recha è stata salvata da un incendio dal medesimo templare.
Il fanatico cavaliere tedesco, dopo lunga diffidenza, accetta il ringraziamento e l’amicizia dell’ebreo: quando però ne chiede la figlia in sposa, Nathan si oppone chiedendo tempo.
Intanto messo alla prova da Saladino con una domanda su qual sia la vera religione, il saggio mercante espone la parabola dei tre anelli identici, simboleggianti le tre grandi religioni monoteistiche, copie dell’unico vero anello andato smarrito (vedi Boccaccio, Decameron, I,3).
Giustificando così un umanesimo universalista Nathan si conquista anche l’amicizia del sultano.
Ma il templare, smarrito nel suo innamoramento e ferito dal rifiuto, apprende che Recha è in realtà solo figlia adottiva di Nathan, cristiana e per di più ignara della verità su se stessa.
Egli potrebbe perciò ottenere con la costrizione ciò che desidera, anche a costo della rovina dell’ebreo, ma ne è trattenuto dal Saladino.
A un colloquio tra Nathan e il buon frate Bonafides può ora scoprirsi l’antefatto e maturarsi lo scioglimento della vicenda.
Recha fu affidata, bimba, dallo stesso frate a Nathan, dopo che l’intera famiglia di quest’ultimo era stata arsa dai crociati.
Il frate consegna all’ebreo un libricino in suo possesso in cui sono annotate in arabo due genealogie rivelatrici.
Tutti convengono nel palazzo di Saladino.
È lo stesso Nathan che palesa a Recha di essere solo suo padre adottivo, ma le fa sapere anche che ella ha un fratello.
Questi è lo stesso templare che, dopo l’immediata delusione, accetta con gioia la nuova sorella.
Nathan accoglie entrambi come figli e aggiunge l’ultima rivelazione.
Il vero padre dei due giovani, suo amico, non era tedesco, ma solo marito di una tedesca.
La scrittura delle annotazioni nel libricino rivelatore, appartenutogli, testimonia infatti che altri non era se non il fratello scomparso di Saladino; quest’ultimo aggiunge con gioia alla rinnovata famiglia sé e la sorella Sittah, in qualità di secondo padre adottivo e madre adottiva.

Ernesto Riva

Libri consigliati di Gotthold Ephraim Lessing:
- Nathan il saggio. Testo tedesco a fronte - Garzanti Libri
- L'educazione del genere umano - Sellerio Editore Palermo
- Laocoonte, ovvero sui confini tra poesia e pittura - Aesthetica

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