Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

giovedì 24 ottobre 2013

Che cos'è Dio?

Ovvero l'evoluzione della figura dell'Onnipotente in occidente e secondo gli occidentali (di SyntMentis) ... E SE DIO ESISTE NON CI VUOLE PIU' BENE Secondo Giovanni Paolo II, Dio si astiene dall'assistere gli uomini perchè disgustato dal loro comportamento

Citando Geremia, Papa Giovanni Paolo II ha affermato che il silenzio di Dio (per cui è permesso al male se non di trionfare di darsi comunque parecchio da fare) è dovuto al fatto che Egli è disgustato dalle azioni degli uomini.

"Dio non si rivela più, sembra nascondersi nel suo cielo, in silenzio, quasi disgustato dalle azione dell'umanità".

Aldilà delle convinzioni religiose e politiche, l'esistenza di Dio è qualcosa che tocca ognuno di noi, perché probabilmente anche il più ateo tra gli atei ha pensato una volta in cuor suo di rivolgersi a Dio (anche se non nelle sue fatezze cristiane) anche solo nella solitudine della propria anima.


L'affermare l'astinenza di Dio dalle faccende terrene è certamente un monito: gli uomini devono fare di più per meritarsi l'aiuto del Signore.

Ma a questo punto ritorna il vecchio dilemma, già affrontato da
Sant'Agostino e fiore all'occhiello di ogni ateismo: ma se Dio ci ha creati volontariamente, perché non ha fatto in modo che fossimo più giusti?

Alcuni fra gli atei più convinti sanno che una delle più grandi avversarie della fede è la convinzione che un Dio Buono e Giusto non solo non può permettere lo scempio quotidiano degli innocenti, ma non può permettersi qualsiasi atteggiamento vendicativo nei confronti dell'uomo da Lui stesso creato.

In effetti l'imperscrutabilità divina viene a volte giustificata dal fatto che Dio ci vuole bene e ci permette di essere partecipi di questo bene, solamente se noi ci comportiamo bene con Lui.

Ma questo contraddice, soprattutto per l'uomo moderno, l'idea che il bene è prima di tutto comprensione e volontà di impedire l'attuazione del male.
Per i molti che si definiscono atei, lungi dall'essere convinti dell'inesistenza di Dio, il problema è giustificare questo comportamento capriccioso da parte di un Dio che vorrebbero vicino a loro come un buon amico.

Malgrado ciò, Dio è realmente imperscrutabile, non giustificabile con la ragione, Dio è una atto di fede, ciò vuol dire che con gli occhi della ragione non ci si arriva, ma solo con quelli della speranza incondizionata...

...d'altronde Dio è un enigma proprio quanto l'uomo, e mai nessuno potrà avere la presunzione di affermare fino a che punto siamo noi una creazione di Dio, o Dio una creazione dell'uomo.



Dio è Colui il quale tutto può e tutto vede, Eterno e Onnipotente.

La sua parola è Legge e l'uomo nulla può contro il Suo volere. Eppure l'uomo da sempre vuole definire la Sua natura, come se si trattasse di classificare una nuova specie di vegetale o un nuovo stato della materia.

Per
Platone e i greci in generale, la materia, tutte le cose esistenti, e Dio, erano ben separate. La materia era immutabile ed eterna, non generata perché sempre esisitita. Per Platone Dio era un Demiurgo, il quale non aveva creato la materia, ma l'aveva solo plasmata, come un artigiano, seguendo la forma delle matrici perfette dell'Iperuranio.

Nella filosofia, la figura di Dio come Uno, come entità unica e comprendente il Tutto, viene elaborata a fondo per la prima volta da Plotino: Dio è l'Uno in quanto tutto da lui emana, come il calore emana dal sole, tutto è composto dalla stessa sostanza (Dio stesso), compaiono le gerarchie per cui al vertice della perfezione vi è L'Uno, poi L'intelletto (la coscienza), quindi l'anima del mondo, il soffio che da la vita alle cose, e per ultima la materia.

Plotino e i neoplatonici classici riprendono il tema monoteista ebraico, in cui Dio è il padre padrone del suo popolo, su di esso Egli ha potere assoluto. Eppure si differenziano in quanto nel Dio ebraico vi è la precisa volontà di creare il mondo, mentre per Plotino l'Uno emana il mondo per necessità, senza volerlo, ma in quanto impossibilitato dalla sua perfezione a "non-crearlo".

Con il medioevo Dio rappresenta il Creatore del mondo e dell'Universo, il Cristianesimo riprende la tesi del Vecchio Testamento per cui Dio crea il Tutto, comprese tutte le creature viventi e soprattutto gli esseri umani, uomini e donne, per un atto di Sua precisa volontà.

La figura di Gesù atropomorfizza in qualche modo la figura divina: Gesù è della stessa sostanza di Dio, suo Padre. Dio, attraverso Gesù, decide di essere uomo tra gli uomini, acquista le sembianze delle sue creature. Il sacrificio del Figlio che porta la Lieta Novella, che predica l'amore come nuovo vincolo, è per eccellenza l'atto catartico attraverso il quale l'intera umanità deve purificarsi.

Sant'Agostino predica la sottomissione alla grazia divina, in quanto l'uomo è troppo debole, imperfetto e incompleto rispetto al suo Creatore per avere la presunzione di fare a meno di Lui.

Tommaso d'Aquino pone il problema della corrispondenza tra Sacre Scritture e realtà naturale, risolvendo il quesito in favore di Dio.
Se l'evidenza dei meccanismi della natura a volte sembra contrastare con quanto è scritto nella Bibbia, l'errore è da attribuirsi unicamente agli uomini.

Fino a qui l'esistenza di Dio Onnipontete non viene messa in disquissione. Il tutto comincia a scricchiolare col Rinascimento. Già Guglielmo d'Ockham e precedentemente Duns Scoto, avevano predicato la suddivisione tra scienza e religione, per cui quest'ultima aveva il pieno diritto di costituirsi come sistema morale ma non quello di contraddire l'evidenza di alcuni processi naturali.
L'uomo rinascimentale non vuole più essere soggetto all'arbitrio divino, almeno non completamente. L'uomo rinascimentale vuole agire sulla realtà, pur ammettendo che questa è stata creata da Dio.

Ecco allora il primo embrione della rivoluzione tecnologica, Galileo, Copernico, Newton. I meccanismi che regolano la natura vengono indagati autonomamente dalla volontà divina espressa nelle Scritture.

I primi successi di questo metodo fanno nascere l'entusiasmo per la Ragione (l'Illuminismo), prodotto dell'intelletto umano, fino allora svilito dalla convinzione agostiniana dell'imperfezione. La ragione, considerata fino ad allora cosa di poco pregio rispetto alla grandezza divina, viene definitivamente consacrata come nuovo strumento di salvezza (si veda la chiesa positivista di Comte).

A fronte di un irrigidimento della morale cristiana (il protestantesimo), si assiste comunque alla definitiva divisione tra scienza e religione.
Kant non può affermare per mezzo della ragione che Dio esiste o non esiste, prende semplicemente atto che pensare l'esistenza di Dio conviene dal punto di vista morale.

La strada è ormai aperta alla confutazione di Dio.
Se per Hegel Dio e ragione coincidono nel grande affresco della storia
, per cui solo una visione di insieme che abbracci il passato, il presente e il futuro, può portare alla luce il divino, per Feuerbach Dio è solo una creazione degli uomini.

Nella filosofia di Shopenhauer Dio non è neppure contemplato, esiste solo l'istinto alla sopravvivenza e alla perpetuazione come specie (la volontà).
Ma è Nietzsche ad annunciare con toni apocalittici la morte di Dio. Di è morto perché gli uomini ne hanno voluto la morte. Un nuovo futuro di uomini coscienti di essere essi stessi Dei attende l'umanità. Non c'è nulla aldilà dell'uomo.

Con Freud il gioco si fa ancora più sottile: l'uomo è un complesso equilibrio tra impulsi contrastanti di soddisfazione e castrazione, Dio non è altro che una proiezione di una ideale figura paterna creata dalla mente.

In ultima analisi Dio sembra essere stato sostituito nella civilità occidentale contemporanea dalla scienza. Ad essa noi attribuiamo la salvezza mortale, attraverso la medicina, e quella dello spirito, per mezzo della psichiatria e dell'analisi.

Che l'anima non sia eterna ci spaventa, preferiremmo essere eterni nel corpo.
Dio è una fiaba che si rispolvera nei monenti difficili, qualcosa da provare nella solitudine del proprio spirito quasi vergognosamente, l'uomo moderno sa di essere troppo grande per credere alle favole... ma il problema è così immane che dovrebbe preoccupare anche chi si professa laico.

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