Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

giovedì 28 novembre 2013

L'Homo Bulla di La Mettrie

Da "http://letturecritiche.com/2013/07/16/homo-bulla-la-mettrie/" :

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Provocatorio fino all’eccesso, La Mettrie pagò a caro prezzo questa libertà di idee e dovette non solo fuggire dall’Olanda (accolto a Berlino da Federico il Grande) ma anche accollarsi la disapprovazione di pensatori del calibro di Voltaire, Diderot e perfino di D’Holbach che di provocazioni sicuramente non era un novello.
Nel “Sistema di Epicuro” ipotizza una mutazione della specie per eliminazione degli individui non adatti (siamo ben prima del darwinismo) e soprattutto che l’uomo abbia avuto origine dagli animali.
La sua critica arriva anche al concetto di uomo come Essere intelligente, tanto caro alla religione (di cui scriverà: “la religione è necessaria soltanto per coloro che non sono in grado di sentire l’umanità”, pag. 48).
In particolare, non ne vedeva il nesso consequenziale:
“Poiché la facoltà di pensare non ha altra risorsa che quella di vedere, di intendere, di parlare, di riprodursi, non vedo che assurdità ci sia nel far provenire un essere intelligente da una causa cieca. Quanti bambini estremamente spirituali ci sono, i cui genitori sono perfettamente stupidi e imbecilli!” (pag.18)
L’homo bulla di La Mettrie si riflette nella sua particolare concezione della natura:
“Noi siamo nelle mani della natura, come un pendolo in quello dell’orologiaio; ella ci ha impastato come ha voluto, o piuttosto come ha potuto; seguendo l’impulso dei movimenti primitivi che ci governano, non siamo più colpevoli che il Nilo delle sue inondazioni e il mare delle sue burrasche”. (pag. 34)
Essa “si prende gioco della nostra ragione, facendoci sostenere ad oltranza un’opinione orgogliosa”(pag.19); in sostanza “ha prodotto nella macchina dell’uomo un’altra macchina, che si è adattata a trattenere le idee e a fabbricarne delle nuove, come nella donna questa stessa matrice da una goccia di liquido dà vita a un bambino. Avendo fatto, senza vedere, degli occhi che vedono, essa ha fatto, senza pensare, una macchina che pensa” (pag.17).
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