Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

lunedì 4 novembre 2013

Linee di Seta

Da "http://aforisticamente.com/linee-di-seta/" :

La presente edizione di Linee di seta è una profonda revisione testuale della raccolta Linee di seta apparsa nel 2012 presso Lietocolle di Como attraverso l’inserimento di molti aforismi inediti.
Insegno di protesta contro un certo genere di editoria che, in una vera e propria crisi di autorevolezza, continua a pubblicare cantanti, attori, vallette, blogger cuochi e politici che si fanno passare per romanzieri e filosofi, questo libro è stato stampato presso una tipografia in 50 copie di tiratura e ha una copertina completamente “bianca”.
Questo “bianco” vuole essere un momento di riflessione contro chi sta condannando la letteratura all’irrilevanza, e il genere aforistico alla totale marginalità.

FABRIZIO CARAMAGNA - LINEE DI SETA

Occorre del tempo per fare un breve filo di seta: il gelso fiorisce tardi e la digestione della foglia è lenta

paginabianca

Prologo

L’aforisma: l’implosione delle parole, l’esplosione del senso
Nella creazione di un aforisma, migliaia di pensieri sono occupati a crearne uno
Un libro di aforismi: un parallepipedo in cui vengono tracciate linee leggere
Una linea dimentica di continuo di andare a capo e toccare il fondo della pagina. E talora le manca la voglia di andare in profondità
Il poeta sogna di far giungere la parola a un livello tale di perfezione da farle perdere per sempre ilsuo senso. L’aforista sogna di far giungere il senso a un livello tale di perfezione da fargli perdere per sempre la parola
L’aforisma è una introduzione, ma a quale libro?

 Linee di seta

Ogni giorno il sole si leva e tramonta, il vento soffia, l’uccello canta. Ma l’uomo, che cosa fa l’uomo?
Quando un cane vede una stella cadente, vorrebbe riportarla indietro ma non sa a chi
Ci sono due fiori dentro il fiore. Uno è girato verso di noi, l’altro verso l’infinito
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Ci sono stelle che sono viste anche dai grilli, e stelle che sono viste solo dai grilli
Il futuro è avvolto nel silenzio. Anche se ci urla addosso non riusciamo a sentirlo.
Lettere del libro che si aprono una dopo l’altra, quando vi passa sopra lo sguardo, e diventano fiori
**
Il sì ci è dato dalla nascita. Il no viene creato nel tempo
Ridere è far vibrare tutto lo scheletro. Anche il cranio, solitamente rigido, non fa altro che vibrare
Nei sogni: essere reali senza bisogno di esistere. O anche: essere vivi senza bisogno di essere reali
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Animali, piante, fiori ogni mattina giocano al gioco dell’essere
Anthurium, Paphiopedilum, Pelargonium, Cryptanthus. Dalla incoerenza delle sillabe si sprigiona l’armonia dei profumi
Gli occhi della bellezza: occhi che non fanno che farsi vedere
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Il mare, incurante dell’uguaglianza dei diritti, cancella dalla sabbia ogni impronta che non è sua
Ma anche:
Il mare, infrangendosi sulla pietra, cambia ogni volta le sue forme per essa
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Si stirò per un attimo fino a diventare nuvola, ma poi si intrecciò su se stesso fino a a diventare gabbia
La timidezza è come un colibrì che ha paura del fiore, vibra e sta sempre indietro anziché baciarlo
Dove siamo nell’universo? Chi dirà la posizione, dirà tutto
**
Quando Dio volta pagina, tutti i fogli di carta del mondo vibrano
Il giorno ansima nell’urgenza. Solo la notte si lascia respirare
Il vento accarezza l’albero e la montagna, ma chi accarezzerà la sua carezza?
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Ah, poter intrecciare in un’unica sensazione il vedere dell’aquila, il sentire dell’albero, il toccare del vento
Guerre melodiose: la rana, il grillo, la civetta difendono il loro territorio con il canto
Che cosa possiedi di te stesso dentro un bosco? La tua anima è nelle foglie.
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Il cielo azzurro è proprietario del viso di tutti i bambini
L’infinito talvolta si specchia in una goccia per dimenticare la sua immensità quotidiana
Che leggerezza i gusci delle cicale, finalmente liberi dal peso di cantare a squarciagola tutta l’estate
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Nessuno sceglie che cosa immaginare: l’immaginazione sceglie se stessa
Che nome ho, quando un albero mi chiama?
Una pietra messa qui nello spazio dalla mano di un altro. Superstite di quale movimento?
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L’uccello fermo nel prato – non caccia, non è cacciato – che cosa pensa?
Si può non sapere Dio, ma sentirlo. Si può non sentire la morte, ma saperla
Un cammello può stare dieci giorni senza bere. Un asino tutta la vita senza sognare
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Il paradiso: un giardino dove ci sono tutti i semi dell’universo
E se ci fossero tempeste e terremoti che accadono solo per rendere felice un granello di sabbia
Gli uomini escono vuoti dai grandi magazzini. Solo il vento ha comprato i colori della sera
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Appena nati, i bambini tengono l’aldilà ancora stretto nelle loro manine rinchiuse
L’infanzia: stare sulla riva del tempo, in attesa di immergersi
Una madre nasce contemporaneamente a suo figlio. Un padre a volte aspetta degli anni prima di nascere
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Misuriamo le cose, ma il petalo del fiore sa meglio di noi a quale distanza si trova il sole
Credi di sapere tutto sulla Natura? Aspetta di sentire le formiche che il Giorno del Giudizio si alzeranno a cantare
Ci sono animali muti, animali canori, ma c’è soltanto una specie che riesce a balbettare
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Il mio niente, prima di nascere, era niente come il niente di una mosca?
Nessuno prende le misure della verità con così tanta precisione come chi prende le misure della bellezza
L’infinito. Sempre in vantaggio di un pensiero, avanti di una galassia rispetto alla nostra immaginazione
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L’acqua lava se stessa solo nei ruscelli. L’aria pulisce se stessa solo sulle cime delle montagna
Come i bambini, i fiori nascono con la testa già grande
La formica è instancabile, ma chi è più generoso di una cicala che dona diecimila note in un pomeriggio?
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Nel bosco appena tagliato, l’ombra parla meno e parla male
Il ragno non sa se è primavera o estate: aspetta la stagione delle mosche
Il cordone ombelicale: la prima catena che abbiamo conosciuto, l’unica che rimpiangiamo
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Il mondo: una foglia appesa all’albero dell’universo
I genitori vengono stampati nei bambini, ma un tipografo misterioso ne ha mischiato il testo
E se l’amore fosse una respirazione bocca a bocca con l’universo, un rianimare qualcosa ed un essere rianimati?
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Quante mani fuori dal loro mestiere non sanno stringere nulla
Due corpi brutti che si amano rompono lo specchio, ne fabbricano un altro
La cosa facile è così difficile da dire. La cosa difficile, è così facile da pensare
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La realtà: un lucchetto d’acciaio. La parola: una fragile chiave di carta
Dentro l’anima c’è anche una scheggia di nulla. A volte preme così forte da farci perdere l’orientamento
Solo la mente di un bambino ha i suoi porticati luminosi e il futuro vi passeggia sereno
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Incatenati a volte dal giorno e liberati dai sogni. Incatenati a volte dai sogni e liberati dal giorno
La menzogna appartiene al sempre. La verità all’istante.
L’ultimo pensiero della farfalla, prima di morire, è sempre il più colorato
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Un uomo che prova a vendere delle foglie enormi di una quercia, perché gratis non riceverebbero attenzione
L’amore: una pianta che ha bisogno d’acqua. L’amor proprio: una pianta che ha bisogno di aridità
La giovinezza, nella vecchiaia, ci ricorda continuamente di dimenticarla
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Nel pomeriggio assolato la grande notte, furtivamente, abita l’ombra di un melo
Non ascoltato, un uccello sul ramo fa risuonare una nuova Iliade
Quante grucce tengono il peso dei nostri abiti senza mai alzare le spalle
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Le stelle si raccontano i loro ricordi e ognuna crede che il suo sia il più antico
Le mani dell’albero hanno le unghie sporche di azzurro a furia di scavare dentro il cielo
Prendere il volo in un cielo che abbiamo dentro. Come uccelli mìgratori passare da un emisfero della mente a un altro, dalla rigidità del cranio alla morbidezza del diaframma
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Nella giovinezza è facile nuotare controcorrente, quando si è ancora vicini alla fonte
A un certo punto i nostri anni non aumentano più. Si adagiano uno sopra l’altro, come le pieghe di una veste
Nella vecchiaia, per vedere la morte in faccia, è sufficiente uno specchio
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Se ci si fermasse ad ascoltare il lavoro delle radici, chi riuscirebbe a dormire?
La luce passa tutto il tempo a giocare. Ha mai avuto un momento di serietà?
Un cielo dove le costellazioni sono segrete, e i grilli quando si fidano dell’uomo le indicano
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Giochi mattutini: la foglia si immerge nell’aria, la nuvola si bagna nello stagno
Siccome non siamo giaguari o tucani o orchidee dai fiori bianchi, il nostro aspetto cambia ogni giorno
Le mani di una donna non sono splendide che quando carezzano l’invisibile che noi non vediamo
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Al risveglio le piante non hanno l’ebetudine dei nostri volti
Il filo d’erba che si piega dolcemente nel vento: sembra pesare l’aria
Nel fiore, un petalo di un colore diverso dagli altri, ci segnala l’anima
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Ogni giorno l’invisibile invita l’immaginazione a battersi a duello
I fiori: se corressero in una unica direzione come i fiumi, ci sarebbe un solo giardino nel mondo
Ci sono paesaggi che esaudiscono il senso del dove e paesaggi che esaudiscono il senso del quando
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Grande coraggio ha il gallo che va in cima al tetto. Il vento non è metodico come l’alba
La libertà della foglia che abbandona il ramo è la responsabilità di tornare ogni primavera
Il cielo riceve imprecazioni e in cambio offre stelle
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Si scrive come si respira o come si soffoca?
Nella vita non c’è un filo. Ci sono solo dei tagli
Tutti parlano alle tue spalle. Solo il cielo ti parla in pieno viso
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Dentro il cuore dell’uomo sono intrecciati vermi e foglie delicate
L’imbarazzo di una finestra. Pensa di essere uguale al cielo azzurro ma un moscone continua a battere contro i suoi vetri
Le stelle si avvicinerebbero a noi se fossero chiamate per nome, ma chi conosce il loro nome?
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Il colombo caca sul monumento: non sa che l’originale è nella cantina di un museo
Le meraviglie dello stile ci fanno dimenticare che l’acqua di una pozza è la stessa di una cascata
Come voler essere candido come un giglio senza arrossire per aver voluto esserlo?
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Angeli caduti, angeli poeti, angeli bambino: all’angelo non si può attribuire la moderazione di un saggio
Nella giovinezza si cerca, invece dell’uscita, l’entrata del labirinto
Il manto che avvolge la nostra vergogna è sottilissimo, come un soffio
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Nel verde paradiso Dio era il predatore dell’uomo
Un dio diabolico ha dato al diavolo delle ali per volare
La porpora dei papi ha riempito di ruggine i Vangeli
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Si costruisce il capitello prima della colonna: l’ossessione di incoronare qualcosa che ancora non esiste
La vecchiaia: il nodo è sempre più ingarbugliato, le dita sempre più tremanti
Nella quiete della sera anche la grande montagna sembra ripiegare le sue ali
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Lo sguardo di un bambino: un buon conduttore che lascia passare la sua anima senza dispersione
L’immaginazione: tentativo inutile di pensare lontano dal proprio cervello
La spropositata lettera O della parola IO: un continuo invito a essere riempita
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Nel deserto un granello di sabbia tra milioni e solo il vento lo nota e lo porta via
e anche
Milioni di ombre nella sera e ilvento ne prende una e la assegna a un uomo
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Di notte, sfogliamo le pagine dei sogni o sono le pagine dei sogni che ci sfogliano?
Lo specchio: dono all’uomo degli occhi per contemplare un cieco
Il ricordo: tante prove nella camera oscura per non trovare mai la fotografia definitiva
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Al tramonto che cosa c’è più lento del sole e che cosa più impaziente di una stella?
Il granello di sabbia dentro l’ostrica. L’arte di perseverare sopra un difetto permette di raggiungere la perfezione
Quando una formica impara a contare le stelle invece che le briciole la fine del mondo è vicina
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Anche questa è una possibilità: se si lancia un boomerang ricoperto di zucchero, torna indietro uno zucchero filato
Le prima vocali nei bambini: un cielo aperto, un flusso d’aria. Le consonanti arrivano dopo come rondini
L’ultimo punto del libro: un buco nero dove cadono tutte le parole
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Il passato ci spaventa per la sua insistenza, il futuro per la sua inesistenza
Anime fatte più di carne che di luce. Corpi fatti più d’aria che di sangue
Un bambino sulle spalle di sua padre: nessuna piramide o colonna dell’antichità è più alta
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Le bocche della fontana: pronte ogni giorno a sputarsi addosso per questioni coreografiche
Oggi nel prato un fiore, non visto, sta ideando una macchina per volare. Forse un giorno si avrà la vera storia delle invenzioni del XIX e XX secolo
Immaginare la montagna come una grande campana triangolare. Dentro un invisibile battaglio la fa vibrare una volta ogni milioni di anni
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La bussola, con l’ago perennemente rivolto a nord, non si accorge dell’arrivo della primavera
La pozzanghera: si sente ancora più sporca pensando di essere stata neve
Realismo: per dipingere il lupo bisogna farlo più grande di quello che è
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I grilli che nella notte si chiamano e non si vedono. Gli uomini che si vedono e non si chiamano
La felicità tracima appena, l’infelicità inonda
Il cervello: la parte più razionale dell’uomo è nata dentro le viscere di una madre
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Sulla bilancia del dolore la cosa più pesante è il cranio. Sulla bilancia della gioia la cosa più leggera è la pancia
Un mondo in cui le banconote dormono sotto le foglie, e nessuno le nota e le usa
La giovinezza: cadere, spezzarsi, frantumarsi, ma brillare ogni volta come diamanti sfaccettati
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Fine estate: giorni brevi, venti lunghi
Andare a vivere tra la collisione del vento e del mare
L’albero ignora ogni mattina in che lingua parlerà: aspetto l’uccello per saperlo
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Le scarpe per camminare sono le prima che al buio ci fanno lo sgambetto
Il linguaggio: non si vestono le parole senza spogliare le cose
Una montagna sullo sfondo del cielo: eternità contro eternità
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La corrente del fiume non può portare con sé le nuvole che si specchiano. Ha conosciuto una libertà più grande della sua
Ma anche:
La corrente del fiume porta tutto con sé, anche le lacrime di Eraclito
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Quando il camaleonte vede l’arcobaleno, gli dice sprezzante: “Non hai che sette colori!”
Il lago: la sua capacità di aspettare supera il desiderio di arrivare fino al mare
Quando si descrive la neve, si dovrebbe cominciare dalle risate dei bambini
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Leggere un libro è sporcarsi gli occhi di inchiostro. Guardare il cielo è sporcarsi le mani e le labbra di azzurro
Se le citazioni sparissero all’improvviso, conosceremmo il vero peso delle biblioteche
Talora il sacco del corpo si rompe e ne esce una polvere di parole taciute
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Dentro la clessidra dell’infanzia c’era anche un granello di eternità
Le campane di tanto in tanto sognano di prendersi una giornata di libertà da Dio
Mattine in cui si alza dal letto e c’è tutto. Le labbra per respirare, il corpo per avanzare, gli occhi per guardare. Manca solo l’anima
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Come i gatti, la nostra anima vede meglio al buio
L’ipocrisia, le banconote e la moda sono una invenzione recente. Ma l’anima, isogni e il tremolio dell’erba ci sono sempre stati
A essere morti si perde il vedere, ma non ancora il dire
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Oggi le parole hanno lasciato i loro ingranaggi per seguire la corrente del fiume
Vuoi alterare l’ordine del mondo? Attribuisci i più grandi riconoscimenti a uno scarabeo muschiato
La ragione sa molte cose, ma la follia ne sa una più grande
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Viene il vento. Qualcuno tra gli alberi del mondo lo ha invitato e non sapremo mai chi
Amare una persona e ogni volta, in tanto amore, accumulare un grammo invisibile di odio. Alla fine quell’odio è diventato una montagna
Le pietre respirano. Una volta ogni mille anni e la nostra vita è troppo breve per accorgersene
**
Nel sangue di Cristo crocifisso scorre l’acqua di Ponzio Pilato
Ci sono angeli che fanno un nodo alle loro ali come se temessero di dimenticare Dio
Prima della vita sulla terra, l’unica forma di saggezza era quella della pietra
**
Dove è l’eternità? Nel giallo del sole o nel giallo del pulcino appena nato?
Pomeriggio d’estate. Il cielo ha una chiave d’oro sulla schiena che i bambini di divertono a girare
Tra il Tic e il Tac solo il pazzo sente un altro suono?
**
L’estate nasce dall’aria o dal fuoco? La primavera dall’acqua o dalla terra?
Chi ha creato miliardi di galassie è stato valutato solo trenta denari
Nella notte l’albero si gira al contrario. Le sue radici affondano nel cielo stellato
**
Marzo gelido. L’inverno mette le sue mani ghiacciate sugli occhi della primavera per impedirle di guardarsi intorno
Affidare l’orologio della propria vita nelle mani di un figlio, in un pomeriggio di giochi: quando lo si riprende è di nuovo luminoso e segna tutti i secondi
La notte. E se Dio l’avesse inventata solo per vedere gli occhi dei gatti?
**
Le conchiglie: più sono vuote, più credono di mormorare come il mare
Tutto si trasforma. L’oro della corona finisce nella dentatura del plebeo
Il giaciglio delle nuvole: il luogo dove si depositano tutte le forme del mondo
**
Anche le onde hanno i loro amori, così differenti da quelli di un banchiere
La ragnatela è simbolo di leggerezza. Eppure è formata da migliaia di invisibili catene
Nel prato un albero fiorito indica l’uscita verso l’invisibile
**
Un poeta che, prima di scrivere poesie, si dedica per anni ad ascoltare il canto della libellula
Un uomo buono, che manda cerchi concentrici a ogni battito del cuore
L’albero: uno Stato presieduto in basso dalla tirannia delle radici, ma governato in alto dalla libertà del vento
**
Inutile salire su un piedistallo: la nostra ombra in basso ci prende in giro ancora di più
Chi avrebbe detto che zoppicare e volare mette in moto gli stessi muscoli?
Credere nelle parole come sandali e non come chiodi fissati al muro
**
La memoria dell’albero: se la porta con sé l’ultimo uccello che vola via in autunno
Nel prato la farfalla concepisce che il tempo possa finire, ma non lo spazio
L’edera: un’erbaccia con degli ideali
**
Chi cerca giustizia in cielo ignora che anche lassù c’è un Piccolo Carro e un Grande Carro
Il bene lascia una traccia, il male una piaga
Il male si infila anche nella sottile fessura tra la testa e l’aureola
**
Le nuvole, bianche e soffici metastasi che guardano le nere metastasi quaggiù
Il sottofondo dei grilli attende invano una voce solista nel prato, ma quale?
La luce impietosa della pagina non fa che evidenziare la cenere di cui siamo fatti
**
Morti che si mettono sopravento per non sentire più l’odore della vita
Un giorno spostare il cielo come la lastra di un sepolcro e trovare i cadaveri degli angeli
Di notte anche le lettere dell’alfabeto tornano nelle loro tane. Non c’è che il silenzio
**
L’uomo abbandonerebbe il blu della terra per le pietraie deserte della luna
Per la felicità l’uomo non ha che dei fini. Per l’infelicità non ha che dei mezzi
Gesù che muore a 33 anni, ci ha insegnato a morire, non a invecchiare
**
Non si sfiora la purezza di un fiore che con un dito irrorato di sangue
Peccato che un crisantemo debba sporgersi da un carro funebre per mostrare al mondo la sua bellezza
I paradossi: quanti cigni neri si incontrano nel bianco di una pagina
**
Nell’ultimo secondo prima dell’eternità la lancetta farà Tic o Tac?
La suprema ambizione: trasmutare il tempo in oro o l’oro in tempo?
Prendetevi cura delle onde: il mare un giorno scomparirà
**
Le parole si parlano, ma i silenzi si toccano
L’età, che ha più saggezza di noi, trasforma il riso in una tosse secca
Toccare la propria ombra sembra la prima cosa, invece è l’ultima
**

Epilogo

La mia opera ha due lettori e migliaia di farfalle stupite: pubblico ovviamente privo di interesse per un editore
Quando scrivo un aforisma, la pagina bianca non è altro che un bozzolo da cui spero che esca un piccolo filo di seta
I Re Magi portano in dono all’aforisma la malinconia, la meraviglia e l’ironia. E la meraviglia sta sempre in centro
**
Chi scrive aforismi è povero di suoni melodiosi. Imita il guizzo del colibrì e non il canto dell’usignolo.
L’aforista è come il coltivatore di gelso: dalla leggerezza del filo di seta misura il peso del suo patrimonio
Beati gli aforisti di altri tempi. Faticavano la metà e l’applauso era garantito quando scrivevano aforismi come: “La fortuna aiuta gli audaci” o “Se vuoi essere amato, ama
**
State cadendo? Scrivete qualcosa sull’ultima foglia!

  1. Riporto qui di seguito la recensione di Stefano Elefanti, autore del libro “Origini e sviluppo dell’aforisma poetico nel Novecento”.
    L’ultima opera di Caramagna appare fin da subito insolita e volutamente oltre gli schemi; quella copertina, completamente bianca e priva di ogni indicazione, è il segno di uno strappo profondo tra l’autore e un certo mondo editoriale che ancora oggi, ostinatamente, continua a ignorare la pur florida e viva letteratura aforistica.
    Questo gesto di protesta apre la strada alle nuove Linee di seta, una versione ampliata e ampiamente modificata della precedente opera omonima, pubblicata nel 2012 da Lietocolle. Il titolo resta invariato ed è un bene: l’immagine dell’aforisma tramutato in esile, e pur prezioso filo di seta, illumina la silloge. Invece, già da una prima lettura si può intuire un cambiamento: la raccolta, infatti, sembra rivelare molto dell’animo dell’autore e, al contempo, appare più libera e immediata della precedente; ciò avviene, probabilmente, poiché essa ha avuto la fortuna di vedere la luce senza doversi mai scontrare contro alcun filtro editoriale.
    Le sensazioni che questo libro suscita sono molteplici e profonde, così come sono continuamente diversi i temi affrontati, tanto da rendere impossibile una vera e propria definizione; tale attitudine evoca il meccanismo con cui si generano le idee, quando sono ancora in noi, fluttuanti e mutevoli poiché ancora inespresse. Una traccia di questa suggestione si può scovare nella consuetudine di inserire due aforismi in successione, ambedue dalla struttura simile eppure con senso differente:
    «Il mare, incurante dell’uguaglianza dei diritti, cancella dalla sabbia ogni impronta che non è sua.
    Ma anche:
    «Il mare, infrangendosi sulla pietra, cambia ogni volta le sue forme per essa».
    Ciò indica come l’autore abbia scelto di aprire ai lettori le porte della sua fucina creativa, svelando le contraddizioni, i dubbi e le possibili varianti che hanno anticipato la stesura di quei pensieri. Chi è avvezzo alla scrittura sa che, nell’atto creativo, ogni pensiero è sempre potenzialmente accompagnato da un concetto gemello e contrario e da tanti altri ancora, tutti differenti eppure ugualmente affascinanti e sensati. Caramagna incarna e fa propria questa teoria, mostrando al lettore come la medesima realtà possa assumere contorni diversi, talvolta persino opposti, se scrutata da due o più punti di vista differenti.
    Un elemento centrale, come già si palesa negli altri scritti di Caramagna, resta l’osservazione della natura; proprio la contemplazione della realtà naturale, più volte personificata, è il punto di partenza ricorrente da cui scaturiscono i diversi pensieri e le fervide immagini che articolano gli aforismi. Anche il titolo stesso della raccolta, come si è detto, riflette questa concezione: è la sintetica, e quanto mai poetica, immagine scorciata dello sforzo dell’aforista che, chino a digerire quelle foglie, lavora perché, a tempo debito, esse divengano esili fili preziosi.
    «L’aforista è come il coltivatore di gelso: dalla leggerezza del filo di seta misura il peso del suo patrimonio».
    L’altro elemento portante della silloge è l’uomo, che è fotografato in tutte le sue fasi vitali e soprattutto nei suoi momenti di curiosa interazione con l’ambiente e gli animali; è un uomo che cerca il senso stesso della sua esistenza partendo dalla concezione che, in natura, ciascuno vive in funzione di qualcosa:
    «Ogni giorno il sole si leva e tramonta, il vento soffia, l’uccello canta. Ma l’uomo, che cosa fa l’uomo?».
    Molti aforismi della raccolta nascono proprio da constatazioni intuitive e semplici, simili a quelle dei bambini. I fanciulli sono l’emblema della curiosità e del perpetuo stupore e quindi, sembra dirci l’autore, è bene che alberghi in noi una parte di essi lungo tutta la vita. Di fatto, il protagonista della raccolta è l’uomo, ogni volta che, bandendo il pudore tipico degli adulti, riscopre il suo io infantile; ma non è sempre facile riuscirci, come avverte Caramagna in due aforismi:
    «Nella giovinezza è facile nuotare controcorrente, quando si è ancora vicini alla fonte».
    «La vecchiaia: il nodo è sempre più ingarbugliato, le dita sempre più tremanti».
    Questa nuova edizione di Linee di seta appare, alfine, più sciolta dai legacci editoriali e, anche per questo, più affascinante; è un libro capace di emozionare per la sua pittoricità e di suggestionarci mediante un linguaggio semplice, diretto eppure onirico; sotto questo punto di vista Caramagna si conferma un autore capace di scrivere aforismi poetici, pur sapendo alternarli con altri pensieri più ironici e disincantati:
    «Morti che si mettono sopravento per non sentire più l’odore della vita».
    E spesso è proprio da questi ultimi aforismi che trapela un’aura di pacata ironia, un certo sottile sarcasmo, amaro e disilluso, che è una delle caratteristiche principali delle penne migliori.
    Stefano Elefanti

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