Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

giovedì 19 dicembre 2013

Enzo Paci, Frege ed Husserl

Da WikiPedia:

Enzo Paci

L'Epochè

Termine fondamentale della filosofia di Husserl (filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita), l’Epochè si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l’episodio che Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all’epochè. Studente di Filosofia, si recò nell’ufficio di Antonio Banfi (il suo “maestro” per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di Epochè. Banfi gli chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio posteriore all’oggetto stesso, o soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l’uomo ha inventato, l’uso è indipendente dall’oggetto stesso).
L’epochè, quindi, si costituisce come ricerca di una visione “originaria”. Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l’esercizio dell’epochè non si deve tradurre in un’impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all’esistenza, l’epochè si traduce in una continua ricerca dell’Originario, della Verità, una verità ulteriore, che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l’uomo può cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare Relazioni autentiche.

Relazione e riflessione

La Relazione per Paci è qualcosa di fondamentale e ulteriore che cambia la nostra vita. Paci scriveva che la Relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano, è un concetto “nuovo”, “terzo” che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa, e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione, infine, come salvezza dall’irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epochè, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di senso.
La filosofia di Paci, possiamo dire, si traduce in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica dell’Esistenza mediante il lavoro, l’impegno. In questo Paci si distanzia da Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell’investigazione filosofica di Paci (ancor di più nell’ultima parte della sua vita), rimane punto essenziale e base della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una Verità ulteriore.

Husserl e Frege

Il rapporto tra Husserl e Frege è stato oggetto di lunghi e accesi dibattiti nella letteratura secondaria sui due autori. Questo non è affatto una sorpresa, visto che sono stati considerati tra i padri fondatori delle due correnti filosofiche principali del XX secolo: la filosofia continentale e la filosofia analitica. Husserl e Frege hanno tenuto una corrispondenza breve, ma molto franca e amichevole, e la Grundlagen der Arithmetik di Frege è l'opera più citata nella Filosofia dell'Aritmetica di Husserl. Questo rende particolarmente interessante il rapporto tra i due negli anni novanta del XIX secolo.
Nel 1894 Frege pubblicò una recensione abbastanza dura della Filosofia dell'Aritmetica di Husserl, in cui lo accusava di far diventare tutto mera Vorstellung, rappresentazione mentale, e quindi di far cadere la logica e la matematica vittima dello psicologismo. Una nota linea interpretativa poi insiste su questa recensione come l'origine dell'antipsicologismo di Husserl, espresso chiaro e forte nei Prolegomeni. Frege effettivamente avrebbe "curato" il giovane Husserl dal suo psicologismo. Questa linea interpretativa è stata però ripetutamente rifiutata.

« The Frege industry routinely informs us that the review quite transformed poor Husserl's philosophy; but elementary attention to chronology and sources (Hill 1991a, pt. 1) shows that this claim refers far more to the False than to the True. »
(Grattann-Guinness, "The Search for Mathematical Roots 1870-1948", p. 204)
Husserl, già anni prima della pubblicazione della Filosofia dell'Aritmetica, formula chiaramente la sua posizione sulla distinzione dei numeri come entità ideali ed oggettive dalla rappresentazione mentale che noi ne possiamo avere tramite i simboli delle scienze formali. Husserl, già fin dalla sua Habilitationsschrift (1887), inizia a muoversi oltre la posizione di Brentano e Stumpf, separando nettamente il contenuto logico e psicologico delle rappresentazioni. La critica di Frege manca per molti versi il segno, e dal 1894 Husserl verrà influenzato molto più fortemente dalla lettura dell'opera di Twardowski e Bolzano che non da Frege. Infatti Husserl dichiarò di essere indebitato soprattutto a Leibniz, Bolzano, Hume e Lotze per lo sviluppo della sua posizione sulle scienze formali e sull'idealismo.
Inoltre, per molti versi la critica di Frege si dirige alla posizione nella filosofia della matematica della scuola di Berlino di Karl Weierstrass e non propriamente a Husserl stesso. Negli stessi anni Frege polemizzò abbastanza duramente anche con un altro prominente studente di Weierstrass, e amico e collega di Husserl a Halle: Georg Cantor. Anche se Cantor e Husserl non erano proprio tra i rappresentanti ortodossi della corrente di Weierstrass, gli attacchi di Frege sembrano trattarli come tali. Frege fu piuttosto influenzato dalla scuola di Bernhard Riemann, e le sue critiche a Husserl e Cantor sono da vedersi forse piuttosto come dirette genericamente al campo di Weierstrass.

Presentazioni e Rappresentazioni

Da Brentano e Stumpf riprende la distinzione tra il modo proprio ed improprio di presentare (Vorstellen). Husserl spiega questa distinzione con un esempio: se uno si trova di fronte ad una casa, egli ha una presentazione propria e diretta di questa casa nell'intuizione (Anschauung), ma se uno la stesse cercando e avesse solo una descrizione (la casa all'angolo tra le strade tale e tale), allora questa descrizione sarebbe una presentazione indiretta ed impropria della casa.
In altre parole, una presentazione propria è possibile solo quando si ha accesso all'oggetto presentato in maniera diretta, quando è attualmente presente. Una presentazione impropria si ha quando questo non è possibile, e bisogna ricorrere a maniere indirette, come segni, simboli, descrizioni, etc., i quali costituiscono una presentazione indiretta ed impropria.
Un ulteriore elemento importante che Husserl prese da Brentano è quello dell'intenzionalità, l'idea che la coscienza sia sempre intenzionale, cioè che sia diretta ad un oggetto, che abbia un contenuto. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici.
Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l'oggetto intenzionale). Ogni credere, desiderare, ecc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato. Brentano adopera l'espressione "inesistenza intenzionale" per indicare l'"esistenza" degli oggetti nella mente.

La riduzione fenomenologica

Husserl introduce il concetto di riduzione nelle sue lezioni del 1906/1907 (Introduzione alla Logica ed Epistemologia), e nel 1907 nelle sue cinque lezioni introduttive sull'idea della fenomenologia.
In questi due cicli di lezioni Husserl pone la domanda di come sia possibile una conoscenza vera e distingue tra conoscenza scientifica e conoscenza filosofica; la prima è ingenua ed acritica perché assume come vero ed esistente a priori la realtà esterna, non ponendosi il problema della "possibilità della conoscenza in assoluto" ovvero del fondamento della conoscenza stessa. A questo obiettivo fondamentale e fondante si dedica interamente la conoscenza filosofica che è in ultima analisi la fenomenologia stessa, e per fare ciò la fenomenologia dev'essere "purificata" da assunzioni e pregiudizi superflui e fuorvianti. Riprendendo Cartesio, Husserl propone di "mettere tra parentesi" (ovvero sospendere il giudizio, atto da lui definito in greco epochè) tutto ciò che si conosce, arrivando a non poter mettere tra parentesi se stessi come coscienza. La coscienza husserliana non è fine a se stessa ma è sempre diretta, tramite un atto di "puro guardare", a pensieri o percezioni definiti "cogitationes". Le cogitationes sono puri fenomeni di conoscenza assolutamente slegati dall'esistenza. Husserl insiste sulla distinzione tra esistenza ed essenza: la prima consiste nel fatto che l'oggetto di una cogitatio esista realmente al di fuori della coscienza del soggetto pensante, mentre la seconda è il senso oggettivo e immanente nella coscienza che viene intenzionalmente attribuito alla cogitatio (ad esempio l'idea di rosso). La fenomenologia si configura quindi come uno studio degli eventi intrapsichici (non psicologicamente parlando; lo psicologismo è stato messo tra parentesi come conoscenza pregressa e pregiudicante) presi come assoluti in quanto trascendenti la realtà esterna, cosa che ha fatto parlare i critici di un "platonismo husserliano". Ripulita dalla presunzione dell'esistenza di una realtà esterna, la coscienza può quindi accostarsi alla pura contemplazione dei suoi fenomeni interni, e in questo consiste in ultima analisi la Fenomenologia. La riduzione fenomenologica (o riduzione eidetica, dal greco eidos, cioè idea) serve proprio a questo, ed il suo ruolo epistemologico viene indicato chiaramente anche dal fatto che all'inizio Husserl parlasse proprio di una "riduzione epistemologica" (Erkenntnistheoretische Reduktion).

Influenza e rilevanza odierna

Il filosofo Edmund Husserl
 

Filosofia della mente

Wilfrid Sellars, personaggio influente nella cosiddetta "scuola di Pittsburg" (Robert Brandom, John McDowell) è stato uno studente di Marvin Farber, allievo di Husserl e tramite lui fu influenzato dalla fenomenologia.
« Marvin Farber led me through my first careful reading of the Critique of Pure Reason and introduced me to Husserl. His combination of utter respect for the structure of Husserl's thought with the equally firm conviction that this structure could be given a naturalistic interpretation was undoubtedly a key influence on my own subsequent philosophical strategy. »
(W. Sellars, Autobiographical reflections 

Filosofia del linguaggio

Le analisi del linguaggio presentate nelle Ricerche Logiche influenzarono notevolmente Adolf Reinach, allievo e collega di Husserl a Gottinga, che fu il primo a formulare una teoria degli atti linguistici.
L'analisi formale del linguaggio data da Husserl ispirò anche Lesniewski e Ajdukiewicz nello sviluppo della grammatica categoriale.

Intelligenza Artificiale

Dreyfus collega certe proposte di Marvin Minsky, sull'uso di "frames" e "scripts" per formalizzare i possibili orizzonti di esperienza, alle ricerche Husserliane su questi temi; ovvero, su come gli oggetti appaiano in un orizzonte di esperienze possibili ed anticipate, e come questo influenzi la nostra percezione e interazione con il mondo.
Secondo Dieter Münch, il giovane Husserl già anticipa il paradigma dell'Intelligenza artificiale "classica", come poi esposta da Alan Newell e Herbert Simon al celebre congresso sull IA a Dartmouth nel 1956, e quindi da loro pubblicata in "Computer Science as Empirical Inquiry: Symbols and Search".


Da WikiQuote:

Edmund Gustav Albrecht Husserl
  • La coscienza desta, la vita desta, è un vivere andando incontro, un vivere che dall'"ora", va incontro al nuovo "ora" [...]. Il tempo è la forma ineliminabile delle realtà individuali. (da Lezioni per la fenomenologia della coscienza interna del tempo, Franco Angeli)
  • L'uomo che ha gustato una volta i frutti della filosofia, che ha imparato a conoscere i suoi sistemi, e che allora, immancabilmente, li ha ammirati come i beni più alti della cultura, non può più rinunciare alla filosofia e al filosofare. (da La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore)
  • Nessun filosofo del passato infatti ha contribuito in modo così decisivo al senso della fenomenologia come il maggior pensatore francese, Renato Cartesio. È lui che la fenomenologia deve onorare come suo patriarca. (da Cartesianische Meditationen und Pariser Vorträge; citato in Alexandre Koyré, Lezioni su Cartesio)

Crisi e rinascita della cultura europea

  • Il termine Europa allude evidentemente all'unità di una vita, di un'azione, di un lavoro spirituale. (dalla conferenza La crisi dell'umanità europea e la filosofia, p. 53)
  • Le idee, queste nuove e meravigliose formazioni di senso prodotte da singole persone, [...] nascondono dentro di sé infinità intenzionali. (p. 58)
  • [La nozione di Dio] subisce per così dire una logicizzazione, diventa cioè un rappresentante del logos assoluto. (p. 75)

La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale

  • La crisi di una scienza comporta nientemeno che la sua peculiare scientificità, il modo in cui si è proposta i suoi compiti e perciò in cui ha elaborato la propria metodica, siano diventati dubbi.
  • Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto.
  • Sia che la fisica sia rappresentata da un Newton da un Planck o da un Einstein o da qualsiasi altro scienziato del futuro, essa è sempre stata e continua ad essere una scienza esatta.

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