Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

venerdì 26 luglio 2013

Clinamen e Patafisica

Da WikiPedia:

Clinamen

Nella fisica epicurea, il clinamen è la deviazione spontanea degli atomi nel corso della loro caduta nel vuoto in linea retta, deviazione casuale, sia nel tempo sia nello spazio, che permette agli atomi di incontrarsi.
Il concetto fu introdotto da Epicuro con il termine greco parenclisi (parénklisis, παρέγκλισις), successivamente tradotto da Lucrezio con il termine latino clinamen.

Nell'opera Sulla natura (II, 216-219) Lucrezio, commentando la filosofia di Epicuro, afferma che "gli atomi cadono in linea retta nel vuoto, in base al proprio peso: in certi momenti, essi deviano impercettibilmente la loro traiettoria, appena sufficiente perché si possa appunto parlare di modifica dell’equilibrio".

È l'idea di deviazione eccezionale, che si potrebbe quasi vedere come un “incidente di percorso”, un epifenomeno, che permette di accostare il clinamen alla patafisica.

Nel romanzo a chiave "Gestes et opinions du docteur Faustroll", considerato la bibbia dei patafisici, Alfred Jarry parla esattamente dell’eiaculazione del "bestiale improvviso Clinamen" (libro VI, capitolo XXXIV intitolato appunto "Clinamen").
O. Votka, patafisico, scrive che Epicuro ha compreso che al centro di ogni pensiero, come di ogni realtà, (che non è mai altro, per chicchessia, che un pensiero della realtà), c’è una aberrazione infinitesimale, una flessione fondamentale, che tuttavia sbilancia tutto.
Il clinamen è dunque tutt'altra cosa che una semplice fatalità o possibilità come spesso si dice.
È invece una nozione beffarda che Epicuro mette al principio di ogni cosa...

Patafisica

Il Collegio di patafisica, creato nel 1948, ha riaperto i battenti nel 2000 dopo 25 anni di sospensione. In occasione della riapertura, la Biblioteca nazionale francese ha presentato la patafisica in questi termini:
I concetti sui quali è fondata la patafisica non sono nuovi.
Sono molte le "eccezioni" che hanno giocato un ruolo fondamentale soprattutto nelle scoperte scientifiche.
È il caso della teoria del clinamen, attribuita ad Epicuro e ripresa da Lucrezio, Cicerone e Plutarco: l’atomo si muove in linea retta verso il basso, a causa del peso, ma compie ogni tanto qualche deviazione laterale.
Ripreso in particolare da Francois Rabelais, il clinamen è uno dei "dogmi" dell'OuLiPo.
[senza fonte]

Da parte sua, Il collegio di patafisica, nei suoi manifesti, mette in guardia il pubblico:
"Non ci si inganni: non si tratta, come credono quegli svampiti che prendono Jarry per un satirico, di denunciare le attività umane e la realtà cosmica; non si tratta di ostentare un pessimismo beffardo e un nichilismo al vetriolo.
Al contrario, si tratta di scoprire l’armonia perfetta..."
[senza fonte]

Rileggendo la definizione che ne dà Alfred Jarry:
La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità e proseguendo nella lettura del "Libro Secondo: Elementi di Patafisica - VIII - Definizione" ci si accorge di quanto la patafisica, contrariamente alle altre scienze, non si occupa del generale ma piuttosto del particolare, non si occupa delle regole ma piuttosto delle eccezioni.
Nel tentativo di criticare il pregiudizio generato da una visione condizionata dall'abitudine, Jarry dimostra come sia sciocco decifrare in modo univoco un fenomeno quando ne esistono infinite interpretazioni.
A servire d'esempio fa notare che un orologio da polso viene solitamente ritratto di forma tonda quando, visto lateralmente, esso è rettangolare e schiacciato o Invece di enunciare la legge della caduta dei corpi verso un centro, perché non si preferisce la legge dell'ascensione del vuoto verso una periferia.
È così che Jarry conduce i principi della patafisica oltre a quelli della metafisica considerando l'universo reale nella sua totalità e l'approcio patafisico come complementare alle percezioni condizionate dalle generalità.

Una cieca e inflessibile mancanza di disciplina in ogni tempo costituisce la vera forza di tutti gli uomini liberi.
(Alfred Jarry, da "Ubu Enchained" atto I, scena 2)

Negli anni cinquanta, Boris Vian, che fu un promotore della patafisica enuncerà che uno dei principi fondamentali della patafisica è l'equivalenza.
È forse quello che spiega il rifiuto che manifestiamo di ciò che è serio, di ciò che non lo è, in quanto per noi, è esattamente la stessa cosa, è patafisica.
La patafisica si presenta a volte sotto forma di discorsi scientifici o filosofici che possono sembrare a prima vista ermetici.
Questi sono avvolti da un'ironia molto caratteristica, talvolta sotto giochi di spirito che propongono una riflessione profonda sui linguaggi e trascrivono una visione "altra" del mondo, che si può vedere e che come dice Jarry "si deve vedere al posto del tradizionale".
Per il patafisico l'idea di verità è la più immaginaria fra tutte le soluzioni.
La patafisica, partendo dalla fisica e passando dalla metafisica, è stata anche vista come l'ultimo anello che racchiude e contiene tutte le filosofie possibili.

"La patafisica è l'ultimo pensiero disponibile." (cit. Pietro Bellasi)

Gilles Deleuze in "Critica e clinica" in "L'isola deserta" sviluppa l'idea che creando la patafisica Jarry ha aperto la via alla fenomenologia.

Jean Baudrillard l'ha individuata come unica strategia ormai possibile contro il sistema iperrealista della simulazione.

Enrico Baj ha restituito notevoli informazioni e pensieri sulla patafisica nel suo libro Patafisica oltre a una vasta antologia di testi tradotti dal francese, documenti fotografici e illustrazioni.

Tito Lucrezio Caro (?)

Da WikiPedia:

La rivoluzione lucreziana

Lucrezio si proponeva di rivoluzionare il cammino di Roma, riportandolo all'epicureismo che aveva declinato in favore dello stoicismo.
La prima cosa da distruggere era la convinzione provvidenzialistica stoica e più propriamente romana: non c'era un dovere romano di civilizzare "l'orbe terrifero e de le acque", come dirà Virgilio ad un Enea che parla alla Sibilla Cumana; non c'è un intelletto seminale in ognuno di noi che è parte integrante del Divino e che farà ritornare tutto attraverso i tempi; ma un mondo che non è unico nell'universo, che peraltro è infinito, anzi esso stesso è uno dei possibili mondi tutti esistenti o che esisteranno.
Non c'è quindi nessun fine provvidenziale di Roma, essa è una Grande fra le Grandi, ed un giorno perirà nel suo tempo.
La religione, considerata come Instrumentum regni, deve essere non distrutta, ma integrata nel contesto del viver civile come utile ma falsa.
Egli afferma fin dal 1°libro del De rerum natura:
"Tanto male poté suggerire la religione. Ma anche tu forse un giorno, vinto dai terribili detti Dei vati, forse cercherai di staccarti da noi. Davvero, infatti, quante favole sanno inventare, tali da poter sconvolgere le norme della vita e turbare ogni tuo benessere con vani timori!"
("De rerum natura", vv. 101-106)

Lucrezio colpiva direttamente la credenza negli dèi latini sostenendo che non c'è preghiera che schiuda le fauci di una tempesta, giacché essa è regolata da leggi fisiche e gli dei, seppur esistenti e anche loro composti da atomi così sottili che ne assicurano l'immortalità, non si curano del mondo né lo reggono; ma la religione deve essere inglobata nella scoperta e nello studio della natura, che rasserena l'animo e fa comprendere la vera natura delle cose: infatti l'unico principio divino che regge il mondo è la Divina Voluptas: il piacere, la vita stessa intesa come animazione regge l'universo, ed è l'unica cosa in grado di fermare lo sfacelo che sta portando Roma alla fine: Marte, ovvero la Guerra.
Proprio per questo, egli elogia Atene, creatrice di quegli intelletti più grandi che hanno illuminato la natura e quindi l'uomo stesso, ed in ultima istanza Epicuro, sole invitto della conoscenza rasserenatrice.
Non solo, egli stesso si sente quasi un poeta rasserenatore delle tempeste umane e proprio per questo si sente profondamente affine ai poeti delle origini, il cui luogo principe è in Empedocle (secondo infatti per elogi solo a Epicuro) ma con una sola grande differenza: egli non è portatore di una verità divina fra le umane genti, ma di una verità affatto umana, universale e per tutti, che attecchirà ben presto per la salvezza di Roma.

L'angoscia esistenziale

Lucrezio riprende i temi principali della dottrina epicurea, che sono: l'aggregazione atomistica e la "parenklisis" (che egli ribattezza clinamen, la liberazione dalla paura della morte, la spiegazione dei fenomeni naturali in termini meramente fisici e biologici).
Egli opera un completamento di essa in senso naturalistico ed esistenzialistico, introducendo un elemento di pessimismo, assente in Epicuro, probabilmente da attribuirsi a uno stato di depressione di cui era affetto.

Il De rerum natura è ricchissimo di elementi tipici dell'esistenzialismo moderno, riscontrabile specialmente in Giacomo Leopardi, che dell'opera di Lucrezio era un profondo conoscitore, anche se in realtà non è noto il lasso di tempo in cui Leopardi lesse Lucrezio.
Questi elementi di angoscia hanno indotto alcuni studiosi a sottolineare il pessimismo di fondo che si opporrebbe alla volontà di rinnovare il mondo a partire dalla filosofia epicurea; in altre parole, in Lucrezio ci sarebbero due spinte contrapposte; l'una dominata dalla razionalità e fiduciosa nel riscatto dell'uomo, l'altra ossessionata dalla fragilità intrinseca degli esseri viventi e dal loro destino di dolore e morte.
Altri studiosi, però ritengono che l'insistenza di Lucrezio sugli aspetti dolorosi della condizione umana non sia altro che una strategia di propaganda, per fare emergere più fortemente la funzione salvifica della ratio epicurea.

Michel de Montaigne

Da WikiPedia:

Un solo scrittore conosco che per sincerità posso mettere allo stesso livello se non addirittura più in alto di Schopenhauer: Montaigne.
Il solo fatto che un uomo simile abbia scritto, ha aumentato, in verità, la gioia di vivere su questa terra.
(Friedrich Nietzsche)

Michel de Montaigne

La persuasione della certezza è un indizio certo di follia e di estrema incertezza.

Noi diventiamo migliori quando siamo privi della ragione ed essa è assopita.

Il parlar che io preferisco è quello semplice e schietto, sia che io scriva sia che io parli.

Morrai non perché sei malato, ma perché vivi.
Ciò ti attende anche da sano; guarendo sfuggirai non alla morte ma alla malattia.
Ma tu non muori di ciò che tu sei malato, muori di ciò che tu sei vivo.
Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere.

Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme.

La più grande cosa al mondo è saper essere per sé.

La gioia profonda ha più severità che gaiezza; l'appagamento estremo e completo, più calma che giocondità.

Il mondo non è che una scuola di ricerca.

Alcune sconfitte sono più trionfali delle vittorie.

Il molto sapere porta l'occasione di più dubitare.

L'abitudine ci nasconde il vero aspetto delle cose.

Trovo più comodo portare per tutta la vita una corazza, piuttosto che la verginità.

L'uomo è davvero insensato: non saprebbe fare un pidocchio e fabbrica dèi a dozzine.

[Parlando dell'amicizia con Etienne de La Boétie]
Nell'amicizia di cui parlo, le anime si mescolano e si confondono in un connubio così totale da cancellare e non ritrovar più la commessura che le ha unite.
Se mi si chiede di dire perché l'amavo, sento che questo non si può esprimere che rispondendo: "perché era lui; perché ero io".

Platone, nelle sue Leggi, espone tre specie di credenze oltraggiose a proposito degli dèi: che non ci siano affatto; che non si occupino delle nostre faccende; che non rifiutino niente ai nostri voti, alle nostre offerte e ai nostri sacrifici.
Il primo errore, secondo lui, non è mai rimasto immutabile in un uomo dall'infanzia fino alla vecchiaia. Gli altri due possono essere durevoli.
(da "Delle preghiere")

Un lettore perspicace scopre spesso negli scritti altrui perfezioni diverse da quelle che l'autore vi ha poste e intraviste, e presta loro significati e aspetti più ricchi.

martedì 23 luglio 2013

Maionese

Affrontare la vita è come preparare la maionese, ingredienti e sbattimenti senza impazzimenti!

LexMat

Michel Onfray

Da WikiQuote:

Trattato di Ateologia

Michel Foucault chiamava episteme quell'invisibile ma efficace dispositivo di discorso, di visione delle cose e del mondo, di rappresentazione della realtà che chiude, cristallizza e blocca un'epoca su rappresentazioni fisse.
(p. 55)

Venire al mondo significa scoprire di essere per la morte; essere per la morte significa vivere giorno per giorno la delusione della vita.
Solo la religione dà l'impressione di arrestare il movimento.
In realtà lo accelera.
(p. 72)

Lezione numero uno: se rifiutiamo l'illusione della fede, le consolazioni di Dio e le favole della religione, se preferiamo voler sapere optando per la conoscenza e l'intelligenza, allora la realtà ci appare così com'è: tragica.
Ma una verità che toglie subito la speranza e consente di non sprecare del tutto la vita collocandola sotto il segno del morto-vivente è meglio di una storia che sul momento consola, ma ci fa trascurare il nostro unico bene: la vita qui e ora.
(p. 75)

Da WikiPedia:

Michel Onfray (Chambois, 1º gennaio 1959) è un filosofo e docente universitario francese, appartenente alla moderna corrente anarchica ed edonista.

I suoi scritti celebrano i sensi, l'ateismo filosofico, l'edonismo e il piacere (senza rinunciare a una decisa impronta etica e politica), e la figura del "filosofo-artista" nella tradizione dei pensatori greci, che affermarono l'autonomia della vita e del pensiero.
Ostentando un ateismo senza concessioni, egli sostiene che le religioni sono indifendibili in quanto strumenti d'oppressione e di frattura con la realtà o di elusione da essa.
Michel Onfray ritiene che la filosofia non possa esistere senza l'ausilio apportato dalle scienze naturali, dalla psicoanalisi (sebbene abbia successivamente rifiutato Freud) e dalla sociologia in una coniugazione del sapere scientifico con quello filosofico.
Secondo lui, un filosofo pensa in modo coerente solo se dispone di adeguati strumenti del sapere, altrimenti le sue analisi si collocano al di fuori della realtà.
Onfray appartiene a una classe di intellettuali vicina a correnti di pensiero individualiste e libertarie, di cui tenta il recupero dell'afflato originario attraverso lo studio dei filosofi cinici (come Diogene di Sinope) ed epicurei (principalmente Epicuro e Diogene di Enoanda), ma anche tramite tutta la storia della filosofia, dai pensatori libertini come Michel de Montaigne e Baruch Spinoza, illuministi radicali come d'Holbach, utilitaristi, alcuni esponenti della Scuola di Francoforte, ma anche Nietzsche, con cui condivide la "rivolta dionisiaca", e alcuni esistenzialisti.
È stato avvicinato alla corrente del "Nuovo ateismo", gruppo assai eterogeneo a cui sono stati associati vari pensatori e scrittori, come Richard Dawkins, Sam Harris, Daniel Dennett, Christopher Hitchens e Piergiorgio Odifreddi.
Egli, è, alla maniera di questi predecessori, un materialista abbastanza ottimista, senza gli eccessi di pessimismo che alcune correnti irreligiose hanno manifestato.

Richard Dawkins "L'illusione di Dio"


Da WikiPedia:

All'accusa di essere "integralista come gli integralisti che critica", l'etologo Richard Dawkins risponde:
È troppo facile confondere la passione di chi è disposto a cambiare parere con l'integralismo che non cambia mai nulla.
I cristiani integralisti si oppongono appassionatamente all'evoluzione, mentre io appassionatamente la sostengo. Passione per passione, parrebbe una condizione di parità.
Ma, per citare un aforisma non ricordo di chi, quando si sostengono due opposti punti di vista con uguale forza, non è detto che la verità stia al centro.
È possibile che una delle due parti si sbagli; e questo giustifica la passione della parte avversa.
Gli integralisti sanno in che cosa credere e sanno che niente farà mai loro cambiare idea.
La citazione da Kurt Wise [...] è esemplare:
"Se tutte le prove dell'universo andassero contro il creazionismo, sarei stato il primo ad ammetterlo, ma sarei rimasto creazionista perché è quello che la Parola di Dio sembra indicare. E qui io devo collocarmi".
Non si sottolineerà mai abbastanza la differenza tra questa appassionata fedeltà alla Bibbia e l'altrettanto appassionata fedeltà dello scienziato alle prove empiriche.
L'integralista Kurt Wise afferma che neanche le più schiaccianti prove concrete gli farebbero mai cambiare idea.
Il vero scienziato, per quanto "creda" con forza all'evoluzione, sa esattamente che cosa gli farebbe cambiare idea: prove contrarie.
Come rispose J. B. S. Haldane quando gli chiesero che cosa avrebbe potuto smentire l'evoluzione:
"Conigli fossili nel Precambriano".
Mi si permetta di formulare la versione opposta del manifesto di Kurt Wise:
"Se tutte le prove dell'universo dimostrassero l'attendibilità del creazionismo, sarei il primo ad ammetterlo e cambierei subito idea."
Stando le cose come stanno, tutte le prove disponibili (e ve n'è in abbondanza) sono a favore dell'evoluzionismo.
È per questo e solo per questo che lo sostengo con una passione pari a quella dei suoi oppositori.
La mia passione si basa sulle prove.
La loro, che sfida apertamente l'evidenza, e solo la loro è integralista.

lunedì 22 luglio 2013

Scott Adams

Da quando l'ignoranza è diventata un punto di vista?

Auguste Comte

L'amore per principio, l'ordine per fondamento, il progresso per fine.
(Motto del Positivismo, ideato da Auguste Comte nel 1852)

Karl Jaspers

L'ultima questione è sapere se dal fondo delle tenebre un essere può brillare.

Passaggio di consegne

Mi alletta l'Ateismo, ma ho deciso di abbandonare il Cattolicesimo per seguire una religione con caratteri di praticità e meno balzana: il Vudù.

Da WikiPedia:
"Il Vudù ha attraversato tre secoli di persecuzioni e mistificazioni; è stato fortemente screditato e sono state diffuse, probabilmente anche consciamente, molte illazioni e disinformazioni che ne hanno portato una generale visione decisamente distorta.
Come comunemente si ritiene, il Vudù non è un fenomeno legato alla magia nera, ma una religione a tutti gli effetti, ed è dotato di un profondo corpus di dottrine morali e sociali, oltre che di una complessa teologia."

Cacchio, ed a me che serviva proprio la magia nera!
Vabbè, allora "Ateo forever".

LexMat

Sincerità Divina

Stanotte Dio mi è apparso in sogno chiedendomi di scusarlo, perchè a miracoli purtroppo, non riusciva ad aiutarmi di più di quello che già stavo facendo da solo.

LexMat

Con Karma, con Karma...

Negli ultimi giorni ho avuto conferma che il Karma non esiste.
Esistono soltanto mancanza di tempo (propria), ignoranza (propria ed altrui) ed idiozia (altrui).

Ho un tale credito verso la vita, che proprio oggi mi ha denunciato per usura.

LexMat

Riflessione speculativa

Riconosco sempre un viso quando mi è nemico, specialmente la mattina davanti ad uno specchio.

LexMat

venerdì 12 luglio 2013

Richard Matheson

Salve Sig. Matheson,
La ringrazio di avermi fatto sognare.

Se me lo permette terrò il suo cuore... conservato nell’alcool, sopra la mia scrivania, insieme al mio ed a quello del Sig. Bloch ed altri grandi amati.

Richard Matheson:
"Tempo, fammi un ultimo favore.
Fermati su questo momento sublime, in maniera che io possa viverlo per sempre."

Jean-Paul Sartre

Da "http://marteau7927.wordpress.com/2011/08/25/lenfer-cest-les-autres-linferno-sono-gli-altri/" :

"Ho voluto dire «l’inferno, sono gli altri».
Ma «l’inferno, sono gli altri» è stato sempre frainteso.
Si è creduto che volessi dire che i nostri rapporti con gli altri erano sempre avvelenati, che erano sempre dei rapporti infernali.
Ora, è proprio tutta un’altra cosa ciò che volevo dire.
Io voglio dire che se i rapporti con gli altri sono distorti, viziati, allora l’altro non può essere che l’inferno.
Perché? Perché gli altri sono, in fondo, ciò che vi è di più importante in noi stessi, per la nostra propria conoscenza di noi stessi.
Quando pensiamo a noi, quando cerchiamo di conoscerci, in fondo usiamo delle conoscenze che gli altri hanno già su di noi, noi ci giudichiamo con gli strumenti che gli altri hanno, che ci hanno dato, di giudicarci.
Qualunque cosa dico di me, il giudizio degli altri è sempre in mezzo.
Qualunque cosa io provi per me, il giudizio degli altri entra in mezzo.
Ciò vuol dire che, se i miei rapporti sono cattivi, io mi metto a totale dipendenza degli altri e allora, in effetti, io sono nell’inferno.
Ed esiste nel mondo una quantità di gente che è nell’inferno perché dipende troppo dal giudizio altrui.
Ma ciò non significa affatto che non si possa avere altri rapporti con gli altri, questo delinea semplicemente l’importanza capitale di tutti gli altri per ciascuno di noi."

Marchese de Sade

Da WikiQuote:

Bisogna rendere gli altri felici tanto quanto noi si desidera esserlo.
(da "Dialogo fra un prete e un moribondo")

Le passioni dell'uomo sono soltanto i mezzi di cui la natura si serve per conseguire i suoi scopi.
(da "La filosofia nel boudoir")
Aggiungo però io che:
- Le passioni dell'uomo non sono naturali, gli affetti sono naturali (Spinoza), le passioni vengono forzate da noi ed in noi in maniera perversa e deviata -

Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri.
(citato in Focus n. 71, p. 158)

Sì, sono un libertino, lo riconosco: ho concepito tutto ciò che si può concepire in questo ambito, ma non ho certamente fatto tutto ciò che ho concepito e non lo farò certamente mai. Sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino.
(da "Una lettera alla moglie", 20 febbraio 1791)

Sii uomo, sii umano, senza timore né speranza; abbandona i tuoi dèi e le tue religioni; tutto ciò è buono solo per armare la mano degli uomini, e il solo nome di questi orrori ha fatto versare più sangue sulla terra di tutte le altre guerre e di tutti gli altri flagelli messi insieme.
Rinuncia all'idea di un altro mondo, che non esiste, ma non rinunciare al piacere di essere felice, e di godertela in questo!
(da "Dialogo fra un prete e un moribondo")

giovedì 11 luglio 2013

Vendetta

Se i nostri figli potessero crescere con la giusta dose di amore ed educazione che noi non abbiamo ricevuto, non sarebbe già questa la nostra vendetta verso il dolore dei nostri natali?

LexMat

Dio al cinema (o il cinema di Dio)

Ho letto che "Se Dio avesse già conosciuto in partenza la risposta di Abramo o di Giobbe, allora la sua non sarebbe stata altro che una sceneggiata".
Se Dio è davvero onniscente, allora l'intero universo non è nient'altro che una sceneggiata?
Forse se Dio esiste e non è onniscente, allora come noi, non conosce il finale.
Se il mondo dipende tutto da noi, se finisse tutto in malora, anche Lui ci rimetterebbe, giusto?
Che dici Dio, almeno il pop-corn ce lo dividiamo?

LexMat

Matematica e Religione

La religione è la matematica dei poveri di spirito.
(Piergiorgio Odifreddi, "Il Vangelo secondo la scienza", 1999)

La matematica è la religione della gente che ha cervello, per questo ha così pochi adepti.
(Carlos Ruiz Zafón, "Il Palazzo della Mezzanotte", 1994)

Per tre cose vale la pena di vivere: la matematica, la musica e l'amore.
(Renato Caccioppoli, 1904-1959)

Franz Kafka

"In teoria vi è una perfetta possibilità di felicità: credere all'indistruttibile in noi e non aspirare a raggiungerlo.
L'indistruttibile è uno; ogni singolo uomo lo è e al tempo stesso è comune a tutti, da qui il legame fra gli uomini, indissolubile come nessun altro.
Se ciò che si dice sia stato distrutto nel paradiso terrestre era distruttibile, non si trattava certo dell'essenziale; ma se era indistruttibile, noi viviamo in una fede errata."

"Chesterton è così felice che si sarebbe quasi tentati di credere che abbia davvero trovato Dio."

"L'ozio è il padre di tutti i vizi, ed è il coronamento di tutte le virtù."

"La mia 'paura' [...] è la mia essenza, e probabilmente la parte migliore di me stesso."

"Lascia dormire il futuro come si merita. Se lo si sveglia prima del tempo, si ottiene un presente assonnato."

"Quando io dico una cosa, essa perde subito e definitivamente la sua importanza; quando la scrivo la perde lo stesso, ma talvolta ne acquista una nuova."

"La disgrazia di Don Chisciotte non è la sua fantasia, è Sancho Pancia."

"Una gabbia andò in cerca di un uccello."

"Tu puoi tenerti lontano dai dolori del mondo, sei libero di farlo e risponde alla tua natura, ma forse proprio questa tua astensione è l'unico dolore che potresti evitare."


"Non è necessario che tu esca di casa.
Rimani al tuo tavolo ed ascolta.
Non ascoltare neppure, aspetta soltanto.
Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine.
Il mondo ti si offrirà per essere smascherato,
non ne può fare a meno,
estasiato si torcerà davanti a te."

Kahlil Gibran

Sono compiti difficili da mettere in pratica, forse quello per i figli un pò meno, del resto la loro tabula è decisamente più rasa di quella degli adulti.
Per una felice convivenza, il mio bisnonno soleva dire che - Per conoscere bene una persona bisognerebbe mangiarci insieme almeno un quintale di sale -
- Io vi aggiungo che bisognerebbe accertarsi che di quel quintale, se ne mangi entrambi in egual misura, e non che alla fine ne abbia mangiato più uno dell'altro -


Il Matrimonio

Voi siete nati insieme, e dovrete sempre stare insieme.
Starete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Sì, starete insieme anche nella memoria silenziosa di Dio.
Ma che ci siano spazi nel vostro stare insieme,
E che i venti del cielo danzino tra di voi.
Amatevi vicendevolmente, ma il vostro amore non sia una prigione:
Lasciate piuttosto un mare ondoso tra le due sponde delle vostre anime.
Riempitevi la coppa uno con l'altro, ma non bevete da una sola coppa.
Scambiatevi a vicenda il vostro pane, ma non mangiate dallo stesso pane.
Cantate insieme e danzate e siate allegri, ma che ciascuno sia solo.
Come le corde di un liuto, che sono sole, anche se vibrano per la stessa musica.
Datevi il vostro cuore, ma non lo date in custodia uno dell'altro.
Perché solo la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
E state insieme ma non troppo vicini:
Poiché le colonne del tempio sono distanziate,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.


I Figli

I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;
Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo.

Godel e Matrix

Da WikiPedia: "http://it.wikipedia.org/wiki/Teoremi_di_incompletezza_di_Gödel"

I Teoremi di Incompletezza nel Cinema

Esiste una versione cinematografica dei Teoremi di Incompletezza ed è ravvisabile nel dialogo tra l'Architetto e Neo nel secondo film della trilogia di Matrix.
In quel dialogo l'Architetto racconta a Neo che lui non è altro che l'ultimo di una lunghissima serie di Eletti, ciascuno dei quali aveva provocato il Reset di Matrix.
Tali Eletti non sono niente altro, spiega l'Architetto, che anomalie del sistema Matrix che tuttavia non erano mai riusciti ad eliminare nonostante i diversi tentativi, fino a che l'Architetto non ha avuto la brillante idea di modificare Matrix in modo da incorporare l'anomalia stessa nel suo funzionamento, mediante il meccanismo che, come minaccia l'Architetto, provoca il Reset di Matrix se Neo non compie una determinata scelta in quel momento.
Tuttavia Neo, per la prima volta nella storia di Matrix, compie la scelta opposta a quella che avevano fatto tutti gli Eletti prima di lui e questo cambia le cose.
Di quanto raccontato dall'Architetto può essere data un'interpretazione alla luce dei Teoremi di Incompletezza.
Matrix essendo un programma, non è altro che un sistema formale, cioè un insieme di operazioni ricorsive che vengono svolte nell'ambito di una serie di regole.
Anche tutti gli oggetti di Matrix, compresi gli esseri umani al suo interno, non sono altro che sottoprogrammi, cioè particolari sequenze di istruzioni nel linguaggio formale che descrive Matrix. Per i Teoremi di Incompletezza allora deve esistere almeno un programma che sfugge al controllo delle regole che definiscono il sistema.
Dato che i programmi che descrivono gli esseri umani non si ricavano direttamente a partire dalle regole del sistema (come invece i programmi degli agenti o degli oggetti inanimati) ma provengono dalla proiezione delle persone in Matrix allora tali programmi non sono generati mediante operazioni logiche a partire dalle regole di Matrix.
Di conseguenza può accadere che uno di questi programmi vada a coincidere con uno di quelli che sono in grado di sfuggire alle regole del sistema.
Ecco quindi che nasce un Eletto. L'Architetto ha provato ad eliminare il problema includendo tale programma di nuovo nel sistema.
Ma i Teoremi di Incompletezza insegnano che se si inserisce il teorema indimostrabile negli assiomi allora compare un altro teorema indimostrabile.
Neo quindi non è un Eletto standard, come quelli che lo avevano preceduto, ma è, potremmo dire, il primo Eletto di secondo tipo, che è in grado di sfuggire non solo alle regole basiche di Matrix ma anche alle regole implementate per includere l'anomalia rappresentata dagli Eletti standard. L'Architetto non poteva accorgersi di questo perché Egli stesso è un programma, per cui non è in grado di guardare fuori dal sistema di Matrix, per cui come l'Aritmetica non può dimostrare la propria coerenza così l'Architetto non è in grado di valutare la reale origine degli Eletti e di Neo.

mercoledì 10 luglio 2013

I Piccoli Principi

Vedere il mondo in un granello di sabbia
E un paradiso in un fiore selvaggio,
Tenere nel palmo della mano l’infinito
E l’eternità in un’ora.
(William Blake)

I primi quattro versi di questa poesia inglese, "Auguries of Innocence", scritta da William Blake, sono la sintesi perfetta che permette di tracciare il modo di pensare e vivere dei bambini.

Trascendono ogni stupido fanatismo ed ottusa capacità di pensare, comprendere e vivere dell'uomo adulto.

Il bambino riesce a scorgere lo spazio infinito come finito e percepire lo scorrere del tempo come immobile.
Tiene nella mano la sostanza selvaggia dell'Universo ed il tempo che la consumata.

I bambini sanno ridere profondamente ed intensamente.
Il pianto del bambino anche se profondo è per loro adattamento positivo.

Affrontano il mondo con un innato "senso del meraviglioso".
L'adulto perderà questo senso come un ancora che affonda nell'oceano.

Non conoscono l'avidità del possesso fine a sé stesso ma soltanto la contentezza del godimento.
Questa brama di possesso e di paura interiore, rovinerà in seguito l'adulto.

Di ogni vissuto ne dobbiamo vedere l'avventura intrinseca non la fatica estrinseca.

I bambini vedono e godono l'Essenziale, sufficiente ed immancabile.

LexMat

"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
(da "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint-Exupéry)

William Blake

Da WikiPedia: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Tyger

La poesia "The Lamb" (Songs of Innocence) è molto simile a "The Tyger".
In "The Lamb" tutte le domande (es.: chi ha creato l'agnello?) ricevono una risposta, mentre in "The Tyger" le domande rimangono aperte.
L'immagine della tigre, concepita dal poeta come l'antitesi dell’Agnello (Lamb) delle "Songs of Innocence".
Infatti la potenza, la magnificenza e la perfezione di questa terribile creatura non può che essere frutto della creazione da parte di Dio, eppure si tratta dello stesso Dio che ha creato anche il docile agnellino, ed è questa contrapposizione che spiega le numerose domande che il poeta si pone nel corso della lirica.
Ancora una volta quindi è presente il contrasto tra l'innocenza degli esseri infanti e miti e la malvagità degli esseri adulti e aggressivi, tema spesso ricorrente nella poesia di Blake.
Dio creò l'agnello ma anche la tigre.
Non c'è luce senza oscurità, vita senza morte.

Da WikiPedia: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Lamb

Dietro un'apparente forma di filastrocca, il significato più profondo è un altro; il poeta vede se stesso come un bambino che, insieme all'agnellino, guarda il mondo con l'innocenza tipica dell'infanzia e degli esseri miti per antonomasia.
Nella prima strofa l'autore pone delle domande a cui risponderà nella seconda, questo a simboleggiare l'amore di Dio verso l'agnello che vive in questa sorta di giardino dell'Eden.

lunedì 8 luglio 2013

Spinoza e la Programmazione Informatica

Si potrebbe definire Spinoza come il primo filosofo programmatore orientato agli oggetti della storia?
Incapsulamento, Ereditarietà, Attributi di noi Oggetti della Classe massima che è Dio, ecc.
Forse è detto male ed il relativo paradigma non gli calza a pennello, ma di paradigmi della programmazione ne esistono parecchi.
Quale gli si potrebbe calzare meglio allora secondo voi?

LexMat

venerdì 5 luglio 2013

Scuola Guida della Vita

Sulla strada della vita esistono soltanto semafori gialli.
Siamo noi che ce li facciamo diventare verdi oppure ci fermiamo vedendoli come rossi.

La nostra Ragione è il conducente che guida il veicolo dei Sensi, e senza il loro telaio finisce con il culo per terra; altresì la Sensibilità guidata da una folle Ragione spinge sul suo acceleratore e finisce fuori strada oltre il dirupo della vita.

La Filosofia è il manuale delle istruzioni che, come un collante, tiene insieme interi veicolo e guidatore.

L'Uomo è il conducente, rappresentando la Ragione che guida, e non può dominare i sensi, ma soltanto regolarli.

Per cui, mi raccomando, non parlate al conducente.

LexMat

giovedì 4 luglio 2013

Insieme si Cresce e si Vince

Questo Blog è dedicato ai miei professori di Italiano (Segoloni) e Matematica (Crisostomi) della Scuola Media.
Dal primo, amante del lessico e della linguistica, ho imparato la matematica delle parole.
Dal secondo, amante dei computer, ho imparato le parole della matematica.

Scusatemi se a quel tempo non studiavo abbastanza.
Adesso ho capito ed ho vinto.

Grazie.

LexMat

La Semplicità dei Bambini

Il bambino non ha paura di giudicare.
L'adulto premedita, prova e si ostacola, il bambino semplicemente fà.

LexMat

Per Vincere

Non si tratta di uscire dall'abisso ma di illuminarne l'interno con la nostra luce interiore.
Fai in modo che sia tu a guardare dentro lui e non il contrario.

Solo chi cade può risorgere e migliorarsi.
Se non si entra in gioco, di certo vincere non si può.

LexMat

mercoledì 3 luglio 2013

Riferimenti di Vita

Elenco (perfezionabile) di filosofi, poeti, scrittori e studiosi vari che concentrano il meglio del giusto pensare, parlare ed agire:

Aristippo
Blake, William
Borges, Jorge Luis
Bruno, Giordano
Calvino
Camus
Campana, Dino
Capitini
Carducci
Chesterton
Cioran
Confucio
Democrito
Dewey
Emerson
Epicuro
Epitteto
Eraclito
Feuerbach
Franklin, Benjamin
Fromm
Frost, Robert
Girard, René 
Godel
Heinlein
Hobbes
Huizinga
Huxley, Thomas Henry
James, William
Jaspers
Korzybski
Lao Tzu
Levi
Mach
Mill, J. S.
Montaigne
Musil
Nietzsche
Orazio
Pascoli
Parmenide
Peirce, Charles Sanders
Pico della Mirandola
Pitagora
Pomponazzi
Popper
Porfirio
Protagora
Proudhon
Rochefoucauld
Rodari
Russel, Bertrand
Scheler
Seneca
Sini
Socrate
Spinoza
Stirner
Thoreau
Tito Lucrezio Caro
Twain
Voltaire
Zambrano
Zenone di Cizio
Whitman
Wilde

Il Significato della Vita (sessuale)

Sono le seghe "mentali" quelle che orbano davvero la vista.

LexMat

Un argomento vitale e ben trattato, alla fine tutto vi sarà chiaro, continueremo sempre a farci le seg.., ma perlomeno quelle "mentali" spariranno come per incanto:

http://vitadicoppia.blogosfere.it/2006/02/il-desiderio-se.html


- SPOILER -
Commento riportato:

La donna pensa:
"Se la vita fosse piu' rosea, avrei piu' desiderio sessuale!"
L'uomo pensa:
"Se facessi sesso piu' spesso, potrei riuscire a vedere un po' di rosa nel grigiume della vita".
Questa differenza di istinti e' il succo di tutta la fregatura e i problemi che ci sono nelle coppie.

martedì 2 luglio 2013

L'Origine del Male

"Come si spiega l'origine del Male" di Umberto Galimberti (plagi a parte...)
La Repubblica, 05/06/2000

Una raccolta di saggi mette a confronto due discipline sulle cause della sofferenza umana:

"Se Dio e' sceso in terra, certo non e' venuto per starci vicino" cosi' si esprime Plotino a proposito dell'ipotesi cristiana di un Dio incarnato per redimere dal male.
La risposta di Agostino di Tagaste e' nota: il male non e' una realta', ma il congedarsi della volonta' umana da Dio.
Ma chi e' Dio? Dio, dice Agostino, e' l'essere stesso (idipsum esse) rispetto a cui il creato e' essere depotenziato (minus esse) che partecipa all'essere di Dio, ma non e' Dio.
Chi nel creato si allontana da questa partecipazione all'essere divino e si avvia verso i sentieri del male incontra il nulla come disgregazione dell'essere, suo vuoto.
La risposta, come ognuno puo' avvertire, non e' soddisfacente perche', come scrive il teologo protestante Giovanni Miegge: "E' difficile, per non dire impossibile, conciliare l'idea di un Dio perfettissimo, onnipotente, onniscente e buono, con lo stato presente del mondo, o meglio con lo stato del mondo come lo conosciamo fin dalle sue origini: quella massa di esseri che si sviluppano nello spazio e nel tempo senza significato accertabile, quell'enorme spreco di energie e di tentativi sbagliati nella produzione di specie mostruose, nella lotta di tutti contro tutti, nella carneficina universale che sembra essere la legge dell'evoluzione su questa nostra terra".
Ma anche a questa obiezione Agostino potrebbe rispondere che Dio non vede come vede l'uomo.
Ed estendere a Dio il giudizio dell' uomo e' forse la prima forma di ateismo.
Su questo genere di problemi si intrattengono teologi, filosofi, giuristi, medici e psicoanalisti in un bel libro pubblicato da Raffaello Cortina che ha per titolo "Il Male".
A promuoverlo e' il Centro Italiano di Psicologia Analitica, a testimonianza che forse anche gli psicoanalisti, soprattutto quelli a orientamento junghiano, si sono accorti che il male, la sofferenza, la malattia individuale sono solo il riflesso del male universale.
A differenza di Agostino, infatti, per Jung il male non e' solo un'assenza di bene (privatio boni), ma ha una sua realta', una sua sostanza: "Il male esiste, scrive Jung, la natura umana e' capace di malvagita' infinita, e le cattive azioni sono altrettanto reali di quelle buone".
Agostino e Jung rappresentano emblematicamente le due risposte che l'Occidente ha dato al problema del male.
La posizione di Agostino, secondo cui il male, come ci ricorda Maria Bettettini nel suo bel saggio "L'attrazione del nulla", non ha una sua realta', ma e' solo una mancanza di bene, e' la posizione assunta e difesa dalla religione cristiana che non accetta un Dio limitato da un suo antagonista perche' questo, come ben sottolinea Franco Michelini Tocci nel suo saggio "Male e liberta'", equivarrebbe a dire che Dio e' buono ma non e' onnipotente.
Jung conferendo realta' al male riprende l'antico motivo gnostico di un Dio buono ma non onnipotente, perche' limitato da un potere antagonista.
Questa concezione dualistica e' presente anche in Freud nell'antagonismo tra principio di piacere e principio di realta' che sfocera' piu' tardi nel dualismo piu' radicale tra pulsione di vita e pulsione di morte.
La psicoanalisi quindi e' una derivazione del pensiero gnostico, che pone all'origine non un solo principio: il Bene, Dio, ma l'antagonismo di due principi: il Bene e il Male, Dio e la sua ombra.
Rifiutando l'impostazione dualistica espressa dalla gnosi e sottesa alla psicoanalisi, come fa il monoteismo cristiano a esonerare il Dio buono dal ruolo di tentatore?
Se nel Padre nostro il cristiano chiede a Dio di non tentarlo ("non indurci in tentazione, ma liberaci dal male"), da dove viene la tentazione?
Se si risponde: da Satana, la domanda si ripropone: da dove viene Satana?
Se Satana divenne diavolo, da angelo buono che era, da dove origina questa volonta' perversa che trasforma gli angeli in diavoli, se si ammette, come fa il cristianesimo, che all'origine c'e' solo un Dio creatore in ogni suo aspetto buono?
Paolo De Benedetti, nel suo saggio Ma liberaci dal male moltiplica queste domande nel tentativo di venire a capo della tentazione di Abramo, di Giobbe e di Gesu'.
Quando Dio tenta Abramo sapeva o non sapeva la risposta di Abramo?
Perche' se la sapeva, allora la tentazione e' una sceneggiata.
Se invece non la sapeva (come sembra supporre il Genesi [22,12]: "Ora so che tu mi temi"), allora, oltre a compromettere la sua onniscenza, Dio, con Abramo, rischia.
Cosi' come rischia con Giobbe, perche' se Giobbe avesse ceduto, Dio, a sua volta, avrebbe
dovuto cedere il suo posto a Satana, o comunque dichiararsi perdente al cospetto della corte celeste.
In entrambi i casi Dio si fida di Abramo e di Giobbe, e cio' significa che ha fede in loro, e quindi non sa, ma spera.
Che la tentazione risponda allora a un bisogno di Dio di rassicurarsi, che noi siamo con lui?
Nell'orto del Getsemani Gesu' chiede: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volonta'" (Luca 22,42).
Gesu' riconosce l'onnipotenza del Padre, ma dubita della sua volonta' di evitare il dolore, la sofferenza, il male. Non dice infatti "se puoi", ma "se vuoi".
Quasi che Dio possa volere qualcosa solo se noi glielo chiediamo, solo se lo aiutiamo ad essere un Dio buono, in grado di vincere il suo lato oscuro e la debolezza che fa di lui "il nascosto" (Isaia, 45,15), colui che cerca l'uomo: "Uomo, dove sei?" (Genesi, 3,9) perche' forse, senza l' uomo, anche Dio perderebbe tutti i suoi attributi.
E allora, nella metafora di Dio, di cui si nutre ogni teodicea, noi in realta' stiamo parlando dell'uomo e della sua coscienza che, come fa osservare Luigi Aversa nel suo saggio "Il male e la coscienza", e' poi la sola a incontrare il male.
Scrive in proposito Jung:
"Senza coscienza umana in cui riflettersi, bene e male accadrebbero semplicemente, o piuttosto non ci sarebbero il bene e il male, ma solo una sequenza di eventi naturali, o cio' che i buddisti chiamano Nidhanachain, l'ininterrotta casuale concatenazione che porta alla sofferenza, alla vecchiaia, alla malattia, alla morte".
Il problema del male e' quindi strettamente legato a quello della coscienza, perche' la coscienza e' strettamente legata al problema del conoscere.
Forse per questo Socrate riteneva che il male poteva essere fatto solo da chi sa.
E forse per la stessa ragione Gesu' perdona i suoi crocefissori: "Perdona loro perche' non sanno quello che fanno".
La coscienza e' dunque con- scienza del bene e del male, capacita' di tenere insieme (in greco syn- ballein) i poli dell'antinomia.
La loro divisione (in greco dia-ballein), porta infatti alla scissione della personalita' dell'individuo che, in ambito clinico e' la metafora del male.
Qui, infatti, la coscienza perde la propria capacita' simbolica nell'esperienza diabolica della frattura originaria e arcaica che, nella parola "schizofrenia", evoca fantasie di inguaribilita' e irriducibilita' a un'integrazione come ripristino della con-scienza (si legga in proposito il bellissimo saggio di Concetto Gullotta "Cio' che si da' come incurabile").
Non e' casuale che la cultura occidentale abbia assunto il diavolo come metafora del male, il diavolo (in greco dia-ballein) e' separazione, parte scissa e in ognuno di noi rimossa, che forse, proprio per effetto della rimozione, come dice Freud, e' sempre sul punto di irrompere: "Il diavolo non e' altro che la personificazione della vita pulsionale inconscia rimossa".
Se per Freud l'inconscio e' la fonte del male, per Jung e' anche il luogo della guarigione, ma per questo occorre aprire un dialogo, che puo' essere anche rischioso, con la parte tenebrosa dell'inconscio (e a questo proposito consiglio la lettura dello splendido saggio di Mario Trevi, "Ombra: metafora e simbolo", contenuto nel libro "Sul male").
Ma soprattutto, siccome l'inconscio non e' un'ipostasi metafisica, ma e' carico di storia e di cultura, occorre rivisitare la cultura e la storia cristiana che, avendo cacciato il diavolo in inferno, e avendo definitivamente chiuso il confronto del diavolo con Dio, crea il terreno idoneo alla disgiunzione, alla scissione, alla frattura arcaica e originaria che oggi in sede clinica chiamiamo schizofrenia, dove la
coscienza non sa piu' tenere insieme l' antinomia del bene e del male, e percio' cede all'irruzione spaventosa del male che e' il prevalere di parti dissociate sull'unitaria armonia del tutto.
Nel saggio su "L'interpretazione psicologica del dogma della Trinita'", e precisamente nel capitolo dedicato al "problema del quarto" Jung scrive: "Il diavolo non ha un giusto posto nel cosmo trinitario. Come avversario di Cristo dovrebbe assumere una posizione antitetica equivalente ed essere parimenti un figlio di Dio.
Cio' potrebbe condurre direttamente a certe vedute gnostiche, secondo le quali il diavolo come Satana era il primo figlio di Dio, Cristo il secondo.
Un' altra conseguenza logica sarebbe l' abolizione della formula trinitaria e la sua sostituzione con
una quaternita'.
Certo allora non e' piu' dubbio che di vita comune non respirano solo il Padre e il Figlio luminoso, ma anche il Padre e la creatura tenebrosa".
Questo bellissimo libro sul male, che si chiude con un'intervista a Eugen Drewermann, e' aperto da un'intervista a Paul Ricoeur che, pur essendo un filosofo cristiano, non si lascia persuadere dal racconto biblico che indica nel peccato di Adamo l'origine del male, ma pensa che "il male e' gia' la', prima di ogni iniziativa malvagia imputabile a qualche intenzione deliberata".
Sarebbe bene, allora, che il cristianesimo incominciasse a ripensare il problema del male e a reimpostarlo in modo meno negatorio.
Rimuovere cio' che esiste, cio' che e' sotto gli occhi di tutti non riesce sempre neanche agli occhi della fede.
Ma soprattutto, ce lo ricorda Freud, il rimosso ritorna, e la negazione, che dice che non c'e' cio' che c'e', e' un tratto tipico della psicosi dove, come si segnala nell'ottimo saggio dello psichiatra Vittorio Lingiardi: si e' gia' gettato il cattivo seme per l'uccisione del Se'.


Commento riportato su un Post che linka l'Articolo:

Bellissimo articolo, interessante e non superficiale.
Continuo tuttavia a preferire l'idea della non esistenza del male.
Continua ad essere più affascinante l'ambivalenza di un Dio di perfetta innocenza che esperisce se
stesso anche attraverso il male.
Carnefice e Vittima allo stesso tempo.
Metafora dell'ambivalenza di Amore-odio, inscindibili e così simili anche nelle loro manifestazioni psicosomatiche.
(Luca Lionello)