Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

lunedì 3 febbraio 2014

Padre Brown

Da "http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=111&id_n=7780" :

“No”- oppose Padre Brown -“la ragione è sempre ragionevole, anche nell'ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola, sulla terra, la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola, la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione”. Fin dal primo episodio delle sue avventure, le prime parole che ascoltiamo dalla bocca di Padre Brown sono una difesa della ragione. Flambeau, il ladro internazionale, che grazie a lui poi si convertirà, e diventerà poliziotto, si è travestito da prete per derubare Padre Brown di una preziosa reliquia, e sotto questo travestimento, chiacchiera del più e del meno, credendo di trascinarsi dietro l'ingenuo prete in un luogo tranquillo per derubarlo. Scoprirà che il tutt'altro che ingenuo prete lo ha individuato subito, ha messo in salvo la reliquia, e ha disseminato il loro tragitto di indizi che hanno guidato la polizia sulle loro tracce: ma quando il poliziotto, dal cui punto di vista di inseguitore è narrata la storia, si avvicina per la prima volta ai due preti queste sono le parole che ascolta, le prime parole che ascoltiamo da Padre Brown: “No”- oppose l'altro prete -“la ragione è sempre ragionevole, anche nell'ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola, sulla terra, la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola, la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione”. L'altro prete alzò il volto austero al cielo stellato e disse: “Però chi sa se in quell'infinito universo...” “Soltanto fisicamente infinito”- l'interruppe il piccolo prete – “Non infinito nel senso che sfugge alle leggi della Verità”. (GKC, I racconti di Padre Brown, pp. 25 e 26).
Mentre viene arrestato Flambeau allibito chiede come possa Padre Brown averlo immediatamente riconosciuto sotto il suo travestimento ed egli risponde, lapidario:
"Voi attaccaste la Ragione. Questa è cattiva teologia". (Ibidem, pag. 30).
Farsi tutte le domande e rispondere a tutte quelle che può, questo è ciò che contraddistingue l'uomo. Le teorie si giocano nei fatti, sono sempre sollecitate a rendere conto di ciò che accade. Se dieci false filosofie possono spiegare il mondo, come dice Padre Brown in un'altra avventura, ma si vuole quella vera, l'unico criterio di cui si dispone è l'esperienza stessa. Ecco perchè un prete-investigatore: la scienza investigativa di Sherlock Holmes vinceva le sue piccole battaglie, costringeva i riluttanti indizi a svelare il nome del colpevole; la fede di Padre Brown compie con sconcertante facilità le stesse imprese e ne compie anche di più grandi: non cattura il colpevole, lo converte; non mette nel sacco la polizia con la sua superiore abilità, ma persino i famosi investigatori. Il metodo ristretto di Sherlock Holmes funziona solo nell'ambito dell'indagine: non ha nulla da dire al resto della vita, abbandonato all'insignificanza e alla noia, di cui la droga è la spia e l'inefficace rimedio. La fede di Padre Brown è innanzitutto la sua pace, e poi la soluzione del caso e infine il rimedio al male, il perdono. E' un criterio che può guidare tutta la vita e che giocato nello stretto ambito di una indagine poliziesca, dà i migliori risultati, semplicemente perché giocato in qualsiasi altro ambito darebbe comunque i migliori risultati, poiché essendo vero, rende conto di tutto. Rende conto anche del male, lo scoglio su cui la ragione spesso inciampa. Perché se è vero che "Tutte le cose vengono da Dio; e sopra tutte la ragione e l'immaginazione. E i grandi doni dello Spirito sono buoni in sé stessi." (Ibidem, pag. 542), è anche vero che "Non è difendere un uomo, dire che è un genio". (Ibidem, pag. 545).
Quando è usata con proprietà, cioè semplicemente quando è usata fino in fondo, la ragione è buona.


Da "http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=111&id_n=7821" :

L'origine del male è nella scelta della volontà, che Dio creò e volle libera. La dottrina della Caduta risponde all'interrogativo di Giobbe; certo non in maniera esauriente, poiché si tratta comunque di un Mistero: ma essa dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere: che è libero, libero di tenere occhi e cuore spalancati alla Sua Presenza, o chiusi e ciechi, di guardare gli angeli con occhi di bambino o di ornitologo, di fare il male, oppure di non farlo. Certamente una falsa dottrina rende più facile il delitto: "L'uomo che effettivamente vive soltanto per questo mondo, e non crede in nient'altro, e per il quale il successo ed i piaceri mondani sono tutto quello che egli può trarre dal nulla, è colui che effettivamente sarebbe capace di qualunque cosa se corresse il pericolo di perdere tutto il suo mondo e di non poter salvare nulla. Non è l'uomo rivoluzionario, ma l'uomo rispettabile che commette ogni sorta di crimini". (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 751).
Tuttavia il mistero del male ha la sua sorgente nella volontà. Padre Brown si scaglia contro la superstizione magica, quando si imbatte in una famiglia che trema sotto il peso di una maledizione, secondo la quale uno dei suoi membri impazzirebbe uccidendo la moglie, per poi uccidere se stesso: "Un uomo non può essere costretto da nessun destino a cadere nel più piccolo peccato veniale (per non accennare nemmeno a delitti come il suicidio e l'assassinio). Non potete esser forzato a fare cose cattive contro la vostra volontà". (Ibidem, pag. 559).
Quando il medico di famiglia legge la leggenda della maledizione in chiave di ereditarietà, come un tipo di follia provocato dalla consanguineità, Padre Brown insorge contro le false filosofie che nascondono sotto il loro manto fumoso la realtà del delitto: "Io non saprei scegliere tra la vostra superstizione scientifica e quell'altra, quella magica. Mi sembra che tutte e due riducano la gente allo stato di paralitici nell'impossibilità di muovere braccia e gambe, o di salvare se stessi, né quanto al corpo, né quanto all'anima. [...]. E non voglio scegliere tra due strade sotterranee di superstizione, che entrambe finiscono nel buio. E la prova è questa: che siete tutti completamente all'oscuro di quel che realmente accadde in questa casa. [...]. Fu un delitto; ma il delitto dipende dalla volontà, e Dio la creò libera." (Ibidem, pag. 564).
Mette appena conto notare che Padre Brown interpreta l'incapacità di leggere la realtà del dottore come un effetto della sua superstizione scientifica. La chiave di tutto sta in quell'ultima frase: Dio la creò libera.
L'origine del male è nella scelta della volontà, che Dio creò e volle libera. La dottrina della Caduta risponde all'interrogativo di Giobbe; certo non in maniera esauriente, poiché si tratta comunque di un Mistero: ma essa dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere: che è libero, libero di tenere occhi e cuore spalancati alla Sua Presenza, o chiusi e ciechi, di guardare gli angeli con occhi di bambino o di ornitologo, di fare il male, oppure di non farlo. Libero e quindi responsabile delle dottrine che elabora e delle conseguenze che ne scaturiscono. Libero quindi di usare o meno la sua ragione e responsabile dell'uso che ne fa. La consapevolezza del mistero della volontà che Dio ha creato libera, dona a Padre Brown l'ultima caratteristica che lo distingue da Sherlock Holmes, per tornare alla nostra tormentata pietra di paragone. Per quest’ultimo i criminali sono come la preda per il cacciatore, cioè sostanzialmente qualcosa di altro da sé. Ben diversa è la posizione di Padre Brown: egli non dimentica mai di essere egli stesso potenzialmente, in quanto uomo, un criminale, poiché peccatore. Dalla consapevolezza di condividere con tutto il genere umano il peccato originale nasce da un lato un superiore realismo nel giudicare la gente, per cui nessuno è "insospettabile" e dall'altro la pietà. Abbiamo già visto come proprio sull'identificazione col colpevole si basa il metodo di Padre Brown; quando il suo intervistatore gli chiede un po’ scandalizzato se questa identificazione non sia moralmente ambigua e pericolosa, egli risponde: “Nessun uomo può essere veramente buono finché non conosce la propria malvagità, o quella che potrebbe avere; finché egli non ha esattamente compreso quale diritto egli abbia di esprimere tutti quei giudizi e questo disprezzo, e di parlare di "criminali" come se fossero scimmie in una foresta lontana mille miglia; [...] finché egli non ha spremuto dalla sua anima l'ultima goccia dell'olio dei farisei; finché la sua unica speranza è proprio di aver catturato, in un modo o nell'altro, un criminale e di tenerlo chiuso al sicuro nel suo stesso corpo”. (Ibidem, pag. 599).

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