Presentazione

La Logica di Russel, il Coraggio di Camus e la Fede di Chesterton.

giovedì 6 marzo 2014

Henry Rider Haggard

Da "http://www.criticaletteraria.org/2014/03/henry-rider-haggard-le-miniere-di-re-salomone-recensione-donzelli.html" :

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Quatermain, detto “Macumazahn”, colui che scruta nella notte,  è il modello de “il grande cacciatore bianco”, non anticolonialista ma comunque giusto e buono con gli indigeni.

Predatore infallibile ma non sanguinario, si definisce sempre “un uomo mite”, addirittura “un po’ vile”, e trova l’eccesso di massacro vagamente “nauseante.”

Haggard è un colonialista convinto, sente la supremazia bianca come indiscutibile e sono sgraditi per il nostro palato moderno certi suoi atteggiamenti di superiorità verso gli indigeni e certe scene di caccia che hanno la spietatezza di quelle di Hemingway senza averne la bellezza ma, almeno, senza il compiacimento cruento dell’autore di “Verdi colline  d’Africa”.

Avventura, poca sottigliezza psicologica, nessun conflitto interiore, grandi scene di caccia e di guerra come si addice alla più tipica letteratura d’evasione.

E, tuttavia, a tratti, è presente un’insolita riflessione filosofica sull’uomo, sul suo posto nel ciclo della vita e sulla sua caducità.

    “Eppure l’uomo non muore finché il mondo, allo stesso tempo sua madre e sua tomba, resta. Il suo nome è certo dimenticato, ma il suo respiro agita ancora le cime dei pini sulle montagne, il suono delle sue parole riecheggia ancora nell’aria; i pensieri nati dalla sua mente li ereditiamo oggi; le sue passioni sono la nostra ragione di vita; le sue gioie e i suoi dolori sono nostri amici… la fine, dalla quale fuggiva atterrito, sarà di certo anche la nostra! Certo l’universo è pieno di spiriti, non velati spettri da cimitero, bensì gli inestinguibili e immortali elementi della vita, che, nati una volta, non possono mai morire.” (pag 143)

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