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giovedì 13 marzo 2014

Stapledon, poeta cosmico

Da "http://keespopinga.blogspot.it/2010/02/stapledon-poeta-cosmico.html" :


L’inglese William Olaf Stapledon (1886–1950) è stato ispiratore di molti scrittori di fantascienza, come Robert A. Heinlein, Isaac Asimov, Arthur C. Clarke e Greg Egan, solo per citarne alcuni. La sua biografia segnala tra il 1912 e il 1926 la pubblicazione di poesie, autonomamente e in opere collettive, e un testo di filosofia nel 1929, A Modern Theory of Ethics, ma più tardi passò alla narrativa.

Nel 1930 pubblicò il primo romanzo, Last and First Men, che è un vero testo fantascientifico (anche se l’opera di Stapledon può difficilmente essere incasellata in un genere), seguito da Last Men in London (1932), Odd John (1935), The Star Maker (1937). Sirius (1944), Death Into Life (1946) e The Flames (1947).

Last and First Men (pubblicato in italiano nel 1990 negli Oscar Mondadori con il titolo di Infinito), in un lasso di tempo di circa due miliardi di anni descrive la storia dell’umanità attraverso diciotto stadi di evoluzione, sulla Terra e altri pianeti. La storia è raccontata da uno degli Ultimi Uomini, che comunica attraverso la mente “docile ma scarsamente adeguata” di uno dei Primi Uomini (noi). Alcuni dei concetti introdotti dall’autore in questo romanzo sarebbero poi diventati il tema principale di molti libri di SF, come ad esempio l’ingegneria genetica o la trasformazione di altri pianeti per renderli adatti alla colonizzazione umana (terraforming).

Star Maker (Il costruttore di stelle nell’edizione italiana di Longanesi, 1975) può essere considerato per alcuni aspetti il seguito di Last and First Men, anche se la prospettiva della storia cessa di essere antropocentrica e diviene cosmica. Qui la storia è narrata da un gentiluomo inglese che intraprende un “viaggio astrale” fuori dal corpo che lo porta lontano dal nostro pianeta. Inizialmente spaventato, egli si rende pian piano conto di poter dirigere i suoi movimenti con la sola forza del pensiero. Dopo un grandissimo lasso di tempo incontra un altro spirito come lui, e insieme scoprono di poter combinare il potere delle loro menti per viaggiare ancor più velocemente nelle infinità dello spazio. Alla fine i due si fondono con innumerevoli altri, mentre osservano diverse forme di civiltà su diversi pianeti di lontani sistemi solari, alcune delle quali decisamente umane, altre talmente aliene da sfidare la comprensione. Ciascuno dei viaggiatori deve inoltre confrontarsi con gli errori e il dolore della propria stirpe quando incontrano lo Star Maker in persona, "il momento supremo del Cosmo".
Stapledon introdusse in questi romanzi diversi temi che si ritrovano nella maggior parte della sua opera, particolarmente il concetto di comunità come necessità per la realizzazione individuale e la generale consapevolezza dell’inadeguatezza della mente umana a scoprire la verità. Altre sue opere fantascientifiche degne di nota sono Odd John (la cui unica edizione italiana è l'introvabile Q.I. = 10000, Galassia, Udine, 1957), che narra di una razza di superuomini la cui qualità è di natura spirituale e intellettuale, e The Flames, che descrive le peripezie di esseri alieni, un tempo abitanti del Sole, la cui natura può essere liberata sulla Terra dal riscaldamento ad alta temperatura di rocce ignee. Death Into Life, che non può essere considerata SF in senso stretto, è invece un racconto speculativo di primissimo ordine, in cui l’autore esplora il dopo–vita di un equipaggio di un bombardiere della Seconda Guerra Mondiale esploso in volo.

Fino ai quarant’anni l’ambizione letteraria di Stapledon era quella di diventare poeta. La sua opera maggiore in questo campo fu la raccolta Astronomical Posters, 23 poesie filosofiche e scientifiche riguardanti soprattutto il rapporto dell’uomo con le immensità cosmiche, che doveva costituire la prima parte di un opera che avrebbe dovuto occuparsi anche dell’infinitamente piccolo. Le poesie furono dattilografate, ma mai date alle stampe tutte insieme. Qualcuna di esse fu poi inserita dall’autore in Last Men in London. Le poesie di Stapledon, di pregevole fattura e dalle profonde implicazioni filosofiche, costituiscono un’affascinante porta d’entrata al suo mondo fantastico, che si sarebbe espresso interamente nei successivi romanzi. Ne riporto qualche esempio:


Poem 2

Children suppose that chairs and tables
are an audience to their play;
and we, children always,
must still pretend
that the stars
care.
And yet we know them globes of gas,
immense and fervid,
but vapid.

We call them fixed,
and ancient.
And yet they fly like dust on the wind ;
and each in its phases
is a cloud changing,
and like a man must end.
Not always was the heaven this wide
fire-pricked void.
Once was a closer, glimmering darkness,
whence the stars
crystallised.
In that beginning the sun was not,
life was not spawned,
nor anywhence
looked mind.

Nor Russell, Wells, nor Freud, nor Bernard Shaw
gospelled as yet through dark suburbia.


I bambini immaginano che sedie e tavoli
siano il pubblico alla loro recita;
e noi, bambini per sempre,
dobbiamo ancora pensare
che le stelle
ci guardano.
Tuttavia sappiamo che esse sono globi di gas,
immense e ferventi,
ma insulse.

Le diciamo fisse
e antiche.
Ma volano come polvere nel vento;
e ciascuna nelle sue fasi
è una nube che cambia,
e come un uomo deve finire.
Non sempre fu il cielo questo vasto
vuoto punteggiato di fiamme.
Una volta era una più chiusa, baluginante tenebra,
dalla quale le stelle
si cristallizzarono.
In quell’inizio il sole non era,
la vita non era seminata,
né da qualche parte
guardava la mente.

Né Russell, Wells, né Freud, né Bernard Shaw
predicavano ancora tra le buie periferie.


Poem 15

If man encounter
on his proud adventure
other intelligence?

If mind more able,
ranging among the galaxies,
noose this colt and break him
to be a beast of draught and burden
for ends beyond him?
If man’s aim and his passion be ludicrous,
and the flight of Pegasus
but a mulish caper?

Dobbin! Pull your weight!
Better be the donkey of the Lord,
whacked on beauty’s errand,
than the wild ass of the desert
without destination.

Vision! From star to star the human donkey
transports God’s old street organ and his monkey.


Se l’uomo incontrasse
nella sua orgogliosa avventura
un’altra intelligenza?

Se una mente più capace,
vagando tra le galassie,
accalappiasse questo puledro e lo addestrasse
a essere un animale da tiro e da soma
per scopi a lui superiori?
Se l’intento dell’uomo e le sue passioni fossero ridicoli
e il volo di Pegaso
nient’altro che un balzo ostinato?

Ronzino! Fa la tua parte!
Meglio essere il somaro del Padrone,
bastonato per un compito di bellezza,
che il selvaggio asino del deserto
senza destinazione.

Visione! Da stella a stella il somaro umano
trasporta il vecchio organetto di Dio e la sua scimmietta.


Poem 17

If God has not noticed us ?
He is so occupied
with the crowded cycle of nature.

The sea’s breath,
by drenching the hills
and descending along the meadow brooklets
(whose backwaters
are playgrounds of busy insect populations),
returns seaward
to rise again.

Water beetles
skating on the stagnant skin of a backwater,
we get rumour of Oceanus,
of storm-driven worlds and island universes.
And we would annex them !
We would dignify the fiery currents of the Cosmos
by spawning in them!
But the minnow, death, he snaps us;
and presently some inconsiderable spate
will scour the cranny clean of us.

And long after man the stars
will continually evaporate in radiant energy
to recondense as nebulae
and again stars,
till here and there some new planet
will harbour again insect populations.


Se Dio non si fosse accorto di noi?
Egli è così occupato
con l’affollato ciclo della natura.

Il respiro del mare
inzuppando le colline
e scendendo lungo i ruscelletti del prato
(le cui acque stagnanti
sono terreni di gioco per popolazioni indaffarate d’insetti),
ritorna verso il mare
per risalire di nuovo.

Idrometre
che pattinano sulla superficie stagnante di una pozzanghera,
sentiamo voci di Oceano,
di mondi portati dalla tempesta e universi isolati
e vorremmo annetterceli!
Vorremmo nobilitare le impetuose correnti dell’Universo
con i nostri semi!
Ma il pesciolino, la morte, ci addenta improvvisa
e subito qualche piena trascurabile
liscerà via la nostra increspatura.

E, molto tempo dopo l’uomo, le stelle
evaporeranno continuamente energia radiante
per ricondensarsi come nebulose
e di nuovo stelle,
finché da qualche parte qualche nuovo pianeta
ospiterà di nuovo popolazioni d’insetti.

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